1

Thotme ESCAPE='HTML'

L'intrigo

La Confraternita dei Neri aveva il dominio degli ultimi sette circoli di Atlantide, mentre i primi tre venivano gestiti dai Bianchi.

Thotme era il Gran Maestro dei Neri e sembrava non avere età: il volto era giovane e privo di rughe, quasi adolescenziale, i capelli, invece, erano d’un candore niveo. Possedeva occhi verdi e penetranti che emanavano un’energia misteriosa in grado di magnetizzare l’attenzione di tutti coloro che gli orbitavano attorno.

Superava il metro e novanta d’altezza ed il portamento riusciva da solo a mettere in soggezione gli interlocutori.

Era l’enorme cultura che possedeva, in realtà, a rendere temibile ogni confronto: non c’era argomento a cui non sapesse dare risposta, non esisteva mistero di cui non si fosse occupato nel corso della sua lunga vita.

Qualcuno affermava, esagerando, che avesse oltre cinque-cento anni.

Consapevole dell’importanza di mantenere intatto il proprio mito, Thotme non smentiva né avvalorava le tesi che lo riguardavano.

Aveva posseduto moltissime donne, ma col tempo l’interesse per l’amore era andato via via scemando: le unioni sessuali che si concedeva periodicamente, avevano il solo scopo di creare l’energia necessaria ad un incantesimo o semplicemente, di accrescerne la sua.

L’alchimia sessuale con il genere femminile gli era indispensabile per mantenere lo stato di giovinezza che tanti gli invidiavano: molti anni prima era entrato in possesso della formula d’un incantesimo per l’eterna giovinezza.

Quando si era trovato fra le mani quel vecchio volume preso a caso da un’antica biblioteca ai confini di Atlantide, non avrebbe mai immaginato che sarebbe diventato il principale strumento di potere per la sua ascesa politica e spirituale fra i Neri.

Lo aveva afferrato con noncuranza, non sembrava avere nulla di speciale visto dall’esterno: si trattava d’un vecchio libro rilegato in cuoio, con le pagine ingiallite dal tempo.

Quando gli si rivelò il contenuto invece, avvertì ogni singola cellula del corpo esultare nel riconoscere le formule di potere incise nelle pagine.

Da quel giorno lui, che era stato un semplice mago guerriero privo d’alcun contatto politico determinante, iniziò ad apprendere una conoscenza che lo portò non solo ai vertici dei Neri, ma anche ad ingannare il tempo, mantenendo lo stato di apparente giovinezza esteriore che superava persino quella degli Eletti a contatto costante con il Fuoco Sacro.

Il potere conquistato grazie alle antiche formule magiche aumentò di anno in anno ma il prezzo che non si accorse di pagare, fu la propria umanità.

“La tua anima in cambio della conoscenza” gli sussurrava il libro togliendogli nel contempo la capacità d’udire l’avvertimento.

Condivise gran parte dei contenuti del libro con i maghi del-la Confraternita, ma alcune sezioni le riservò a se stesso.

Divenne il testo sacro dei Neri e fu chiamato il “Libro delle Ombre”.

Il potere conquistato fra i Neri dopo un po’ non gli fu più sufficiente poiché il Libro lo spingeva nelle regioni più oscure della sua interiorità: cominciò a provare una crescente invidia per le conoscenze dei Bianchi e per la custodia a loro affidata del Fuoco Sacro.

Quel sentimento oscuro lo consumava giorno dopo giorno in una passione bruciante che doveva essere placata.

Una delle cose che più lo disturbava era la dipendenza energetica dai Maghi Bianchi che possedevano in esclusiva la conoscenza tecnica e la competenza per gestire le reti cristalline di alimentazione che attraversavano l’intera Atlantide.

La sua ossessione crebbe nel tempo e anche se nessuno era mai riuscito a violare i confini stabiliti dagli Dei il suo unico desiderio divenne quello d’infrangerli: lui era Thotme, il grande Mago Nero del Tempio di Boham e a suo dire, nulla doveva essergli precluso.

Il Tempio di Boham, la sede principale dei Neri, era un imponente edificio a forma ottagonale interamente rivestito di lucente marmo nero e sovrastato da una spettacolare cupola rosso rubino.

Era una sorta di centro sperimentale in cui vivevano e lavoravano numerosi scienziati dediti allo studio della stregoneria e della magia genetica.

I tentativi di creare nuove forme di vita manipolando geneticamente specie differenti fra loro avevano provocato nel corso della storia diversi aborti della natura che poi avevano soppresso senza alcuno scrupolo.

La gerarchia governativa del Tempio si occupava di tutte le questioni pratiche, economiche e militari dei territori di Atlantide fatta eccezione di quelli governati dai Bianchi.

La Terra dei Barbari situata al di fuori dei confini di Atlantide era interamente sotto il loro dominio.

***

Il tempo sembrava gridare di rabbia e furore quella notte, come se avvertisse lo stato d’animo dei partecipanti all’intima riunione di aristocratici Maghi Neri.

All’interno del Tempio di Boham l’ambiente era caldo ed ospitale e costituiva un piacevole contrasto con l’esterno. Le fiaccole d’energia magnetica agganciate alle pareti intonacate di bianco, creavano giochi di luce ed ombre e donavano una piacevole sensazione d’intimità.

I maghi erano in fermento: si stava avvicinando il giorno che avrebbe dato origine allo sconfinamento dei Neri nel territorio inesplorato dei Bianchi. Mhanna era una sofisticata maga di trent’anni, aveva lunghissimi capelli corvini che raccoglieva perennemente in elaborate acconciature.

Il tratto più incisivo della sua persona era il formidabile taglio obliquo degli occhi ambrati, espressivi come quelli d’un leopardo e truccati abilmente in modo da accentuarne l’intensità. Le sinuose forme del corpo erano esaltate da un in-nato portamento regale e la maga sfruttava le sue doti fisiche per ipnotizzare coloro che desiderava manipolare.

Il Gran Maestro l’aveva cresciuta fin da bambina per trasformarla nel suo alter ego.

Quella sera Mhanna gli sedeva accanto e quando prese la parola alzandosi dalla poltrona rivestita in velluto rosso, accentrò l’attenzione dei presenti:

«Fratelli» si scostò dal volto con gesto elegante un boccolo ribelle «è arrivato il gran giorno, domani dovremo sostenere Thotme nella nostra impresa. È qualcosa che nessuno ha mai tentato prima e non sappiamo se il progetto andrà a buon fine. Questa notte dovremo caricare con la formula magica del Libro delle Ombre il seme dell’innesto, il seme donato dal Gran Maestro.»

Alzò con gesto sinuoso per mostrarla ai presenti, la sottile provetta trasparente contenente un liquido biancastro immerso in una sostanza gelatinosa.

«Non possiamo permetterci errori, per vincere dobbiamo unire le nostre energie magiche.» concluse.

Il giovane Thalos, un mago dai capelli corvini e dagli occhi sporgenti d’un colore azzurro sbiadito l’interruppe, soffermandosi sfacciatamente sul seno generosamente esposto.

«Il Libro delle Ombre non ci ha mai traditi e ogni magia che ci ha trasmesso è sempre andata a buon fine! Sinceramente non comprendo i tuoi timori… se quella formula esiste significa che altri prima di noi hanno provato a sconfinare e significa soprattutto che i Bianchi ci hanno tenuto all’oscuro di questa possibilità. È questo che mi fa più rabbia: ci hanno soffocati entro i loro limiti, ben sapendo che li avremmo potuti superare!» concluse stringendo a pugno le mani con vigore.

Thotme prese la parola deviando l’attenzione in lui.

«È inutile arrabbiarsi per un passato ormai morto! Oggi abbiamo l’occasione di cambiare le sorti di Atlantide e possiamo liberarci dai vincoli imposti dai Bianchi. Se faremo le cose con la dovuta meticolosità non ci saranno problemi e potremo avere accesso al luogo d’origine del Fuoco Sacro, liberandoci per sempre dal loro dominio.»

Tacque per diversi istanti, creando un’attesa in grado di caricare le aspettative degli astanti.

«La prescelta come abbiamo concordato sarà Mahina, la figlia dei Sommi: il suo sangue è puro come quello d’una colomba ed il suo ventre non è ancora stato toccato da un uomo. È inesperta e posso facilmente soggiogarla evitando che s’accorga di essere vittima del mio incantesimo. L’ipnotizzerò in modo da praticare l’innesto del mio sperma nel suo ventre; in condizioni normali il suo sistema immunitario rigetterebbe il seme d’un Nero, essendo un’aristocratica Bianca l’abortirebbe con violenza. Se la formula magica funzionerà però, per la prima volta nella storia di Atlantide, avremo sangue misto di due aristocratici: la purezza assoluta che si mischierà all’impurità più oscura.»

Intervenne Bonis, un mago di mezza età piuttosto basso e dall’addome prominente che sudava in qualsiasi occasione o clima atmosferico, ma che era dotato d’una discreta sapienza.

«Sei certo che il giovane Saros sia dalla nostra parte e non da quella della sua razza? Non vorrei che all’ultimo momento cambiasse idea e ci smascherasse di fronte ai Bianchi. Sai bene che potrebbero toglierci ogni nostro privilegio e spegnere l’energia cristallina che alimenta i nostri territori.»

Thotme cercò di simulare il disappunto provocato dalla sfrontatezza di Bonis poichè aveva bisogno del sostegno di tutti per condurre a buon fine il rito magico.

«Saros è un giovane ambizioso che disprezza la sua razza. Lo lavoro da tempo: ho iniziato instillandogli il seme della discordia ed invitandolo allo studio dei testi sacri dei Neri, visto che a quelli dei Bianchi vi si può accedere solo dopo un lunghissimo lavoro di preparazione. È come un giovane stallone che brama la corsa e viene tenuto al lazo. Gli ho offerto potere e conoscenza se si schiererà senza riserve dalla nostra parte. Se tutto andrà come abbiamo organizzato, Mahina penserà di essersi unita a lui, non ricorderà null’altro che Saros. Non sarà un bel risveglio.» concluse con un sogghigno.

Il pensiero del turbamento della giovane e la consapevolezza che proprio la figlia delle più alte sfere dei Bianchi sarebbe diventata un’Intoccabile, accendeva il sadismo latente del Gran Maestro.

Mahina sarebbe stata iniziata ai Misteri a ventun’anni e fino a quel momento la regola del Tempio dei Bianchi le imponeva completa castità.

Infrangere quella regola, indispensabile alla via che conduceva all’integrità dello spirito, significava diventare Intoccabili ossia trasformarsi in individui condannati a svolgere i lavori più umili fra la gente comune o all’interno del Tempio di Smeraldo.

La seconda ipotesi era la più sventurata, poiché ogni prescelto veniva accuratamente istruito fin dalla più tenera età e tutti si conoscevano fra loro: l’umiliazione di servire i propri amici era spesso insopportabile e raramente un trasgressore sceglieva quell’opzione.

Gli Intoccabili considerati impuri da tutta la comunità dei Bianchi diventavano uomini evanescenti, a cui nessuno rivolgeva la parola per paura di contaminare la propria anima. Fra i Neri erano trattati al pari degli schiavi, ma con una crudeltà maggiore a causa delle loro origini.

Mhanna prese nuovamente la parola accentrando l’attenzione in lei, sollevò sulla testa il cappuccio nero del mantello da cerimonia ed invitò tutti i presenti a fare altrettanto:

«Cominciamo; il lavoro è lungo e caricare il seme richiederà molta forza. È meglio iniziare adesso.»

Thotme annuì, si alzò dalla propria poltrona ed allargando le braccia ad includere l’assemblea dei presenti diede inizio alle formule dell’incantesimo, mentre le ombre dei vecchi muri del Tempio danzavano di vita propria in un sogghigno silenzioso e carico di promesse.