7.

Segni profetici

Messaggio corvo nero ESCAPE='HTML'

Monràh si alzò prima dell’alba dopo una notte passata a lottare contro inquietanti spettri che l’avevano costretta a rigirarsi senza pace fra le lenzuola.

La coscienza di coloro che avevano raggiunto un elevato stato d’ascesa spirituale ed erano perciò destinati all’Oltre, era sempre desta, anche di notte e questo impediva alle Ombre, perennemente in cerca di crepe in cui insinuarsi, di attaccarsi al loro spirito.

Il popolo delle Ombre si aggirava indisturbato nelle coscienze dei non Iniziati che non erano in grado di ricordare ciò che avveniva a loro insaputa durante il sonno e queste presenze notturne inducevano gli individui a decisioni che andavano contro i loro stessi interessi.

Gli Iniziati venivano educati al mantenimento della propria volontà cosciente indipendentemente dai tentativi di manipolazione delle Ombre.

Monràh essendo destinata all’Oltre non aveva alcun problema nel gestire quelle situazioni ma la mancanza di sonno la lasciava spossata.

Quella mattina decise di fare una passeggiata fuori dal Tempio per combattere la stanchezza e sgranchirsi le gambe.

L’uscita dal suo alloggio convogliava direttamente nei Giardini di Riposo del Tempio, curati amorevolmente dagli stessi maghi della Confraternita.

I giardini abbracciavano tutto il perimetro esterno dell’imponente edificio rettangolare ed erano a loro volta circondati dai dormitori degli abitanti di quel microcosmo.

La progettazione permetteva di avere in ogni momento davanti agli occhi, la flora con tutte le sue molteplici manifestazioni.

La Somma attraversò il Giardino di Riposo soffermando lo sguardo sugli alberi in fiore aperti alla primavera ed in cui svolazzavano cinguettando innumerevoli specie di uccelli.

Il gracchiare d’un corvo sovrastò ed incrinò quella delicata melodia mattutina.

Monràh si stupì per la presenza di quel genere di volatile, era da diversi anni che non se ne vedeva uno in quei giardini.

Quasi per farsi beffe della sua incredulità la sagoma scintillante d’un corvo nero le planò davanti fermando la corsa sulla panchina di ferro battuto sotto la maestosa quercia che la Somma aveva davanti.

Monràh lo guardò ed il corvo volse la testa nervosamente, puntando gli occhi su di lei.

“Gli Dei mi stanno mandando un messaggio” pensò “ed è la seconda volta in due giorni”.

Non avrebbe lasciato inascoltato il loro avvertimento e decise in quel momento di consultarsi con i Dodici.

Come se avesse percepito le sue intenzioni ed avesse ottenuto ciò che desiderava, il pennuto si liberò in volo ingoiato dalle fronde della quercia.

Non si lasciò turbare eccessivamente dalla premonizione e senza fermarsi oltre attraversò i giardini, discese i dieci gradini di accesso al Tempio e si avviò lungo le stradine ciottolate di Keor.

Raggiunta la piazza che a quell’ora era quasi deserta, si avvicinò all’amata Fontana Immacolata e si riposò sedendosi sul bordo marmoreo ed ascoltando rapita lo scrosciare dell’acqua.

“L’acqua è ancora gelida” pensò dopo avervi immerso la mano e quel contatto riuscì a provocare un’immediata sensazione di benessere che allontanò ogni turbamento.

«Somma, ma che piacere vederti qui!»

Era la fornaia del centro di Keor che si era precipitata a salutarla non appena l’aveva riconosciuta.

«Volevo complimentarmi per la splendida cerimonia di ieri, le parole di Amiroth durante la funzione mi hanno toccato il cuore. Non so come faremmo senza la vostra guida.» l’elogiò.

Monràh accolse con piacere le parole d’affetto ed abbracciò la donna in segno di saluto, grata per quell’interruzione che le permetteva di dedicarsi a questioni di minore entità.

«Ti sembra che ci siano stati problemi durante la festa?» le chiese incuriosita.

Rimanere informata sul punto di vista della gente comune era importante per un buon governo in quanto le permetteva di non allontanarsi dalla realtà al di fuori dal Tempio che spesso era troppo distante da quella del popolo.

La fornaia avendo ricevuto il “La” partì in quarta.

«Beh se proprio me lo chiedi Somma… in effetti ci sono stati alcuni problemi. Sai vero che il fabbro tradisce la moglie con quella vedova?» aveva abbassato il tono della voce e si era avvicinata a Monràh con fare confidenziale, come se le stesse rivelando un segreto d’importanza vitale. «Beh, devi sapere che la moglie lo è venuta a sapere proprio ieri durante la festa. Quello sciocco ha ballato per tutta la sera con quella donnaccia, lasciando lei in disparte; credo avesse esagerato con l’idromele! Si può essere più stolti di così?» s’interruppe alzando lo sguardo al cielo come a chiedergli conferma del proprio giudizio.

«Beh» continuò con fare serioso «sua moglie ora l’ha capito ed ieri sera è successo il finimondo!»

Monràh rimase imperturbabile di fronte ai pettegolezzi della fornaia sapendo perfettamente che la notizia, nonostante in quel momento la stesse comunicando a voce bassa, avrebbe fatto il giro di Keor nel giro di poche ore.

«La moglie del fabbro vedendo quei due ballare insieme sotto gli occhi di tutta Keor era livida di rancore, avresti dovuto vederla. Se avesse potuto credo li avrebbe folgorati sul posto e dopo un pò ha lasciato la festa. Sai poi cosa ha fatto?»

«No, dimmi.» chiese Monrah attendendo il proseguo.

«Ha preso tutte le cose ed i vestiti del marito, li ha raccolti in un mucchio in giardino e gli ha dato fuoco! Proprio così, non è rimasto che qualche brandello.»

Monràh non riuscì a trattenere un sorriso davanti allo scenario dipinto dalla fornaia.

«Ma non credere sia finita qui, ha attaccato un cartello alla porta di casa avvertendolo di sparire per sempre dalla sua vita. Quando lo hanno avvertito della furia della moglie lui stava ancora ballando con quella donnaccia. Sono andati in tanti a vedere il falò, credo abbia attirato la gente più dei fuochi di artificio!» parlò tutto d’un fiato.

Monràh tacque sapendo che la fornaia non avrebbe tardato a raccontare il resto della storia.

«Sapessi che scena assurda Somma… se lo avessi visto mentre urlava in giardino cercando di scusarsi con la moglie perché non gli permetteva d’entrare in casa! È stato uno spettacolo pietoso. Alla fine stanco di non ricevere risposta, sotto lo sguardo di tutti, le ha promesso che gliela avrebbe fatta pagare duramente… aveva una furia omicida negli occhi!» concluse.

Monràh si soffermò a meditare sulla conclusione e si ripromise d’intervenire nella disputa familiare per evitare pericolose degenerazioni.

La piazza nel frattempo si era animata maggiormente e la gente accorgendosi della presenza della Somma non mancava di avvicinarsi per salutarla o per chiederle consiglio; rimase un’altra mezz'ora prima di riprendere la via verso il Tempio.

La passeggiata e il contatto con i dilemmi semplici della gente l’avevano tranquillizzata: alle volte invidiava il loro stato di coscienza, i problemi che vivevano non erano minimamente paragonabili a quelli che doveva affrontare ogni giorno nel suo ruolo ma sapeva anche che la saggezza accumulata nel tempo e non condivisa, rimaneva una ricchezza sterile.

Arrivata al Tempio chiamò subito la servitù ed ordinò di avvertire i Dodici della riunione straordinaria che si sarebbe tenuta di lì a mezz’ora nella Sala del Consiglio.

«Mangeremo là, portate la colazione per tutti!» aggiunse.

Un invito urgente nella Sala del Consiglio avrebbe molto incuriosito i Dodici, normalmente le riunioni avevano un discreto preavviso per permettere a tutti d’organizzare i propri impegni e Monràh non si meravigliò di vederli seduti attorno alla tavola rotonda prima dello scadere del tempo.

Attesero che la servitù terminasse d’apparecchiare prima di cominciare a discutere a porte chiuse.

«Amici, mi spiace avervi disturbato di prima mattina, so che avete molti impegni ma ho bisogno del vostro consiglio su alcuni eventi accaduti negli ultimi giorni.» esordì. Amiroth si apprestò ad ascoltare la compagna con interesse, attendeva quel momento.

«Raccontaci.» l’incoraggiò.

«Ho ricevuto due segni dagli Dei, uno ieri ed uno ancora più rilevante questa mattina.»

Raccontò il segno delle rose e quello del corvo. Nel sentire nominare quest’ultimo tutti i Dodici si allarmarono sapendo perfettamente che cosa indicava: era simbolo di morte e di cambiamento ineluttabile, indicava l’inizio della distruzione d’un precedente stato dalle cui ceneri poi, sarebbe sorto il nuovo.

I mutamenti in genere non spaventavano i Dodici, ma il fatto che i segni fossero apparsi proprio alla Somma indicava che erano inerenti al collettivo e che probabilmente avrebbero coinvolto il Tempio od anche l’intera Atlantide.

I Dodici si raccolsero in profonda riflessione, ma Monrah continuò con le rivelazioni.

«C’è dell’altro. Non ve ne ho parlato prima per non inquietarvi durante la festa di Bolimeth, non volevo distrarvi mentre eravate occupati con la macchina di espansione.»

Rechel guardava l’amica con comprensione, consapevole dell’importanza dell’informazione che Monràh avrebbe esposto.

«Ieri con la collaborazione di Rechel» disse posando i propri occhi su di lei «ho interrogato la Dea per avere informazioni più precise. La Dea mi ha portata con una visione nel futuro e ho visto qualcosa d’inspiegabile per le cose quali noi le conosciamo.»

Paloth si mosse nervosamente sulla sedia, dimenticandosi le uova strapazzate che aveva nel piatto.

«Ho visto un giovane ragazzo, mi sembrava in qualche modo familiare, ho avuto la sensazione fosse uno dei nostri, ma più probabilmente apparteneva ai Neri; la somiglianza con la versione più giovane di Thotme era incredibile. La cosa inspiegabile è che si stava recando all’Oltre, ma soprattutto che aveva paura. Eppure riusciva a vedere l’Oltre, conosceva la strada e sapeva dove andare.»

Tutti i Dodici all’unisono irruppero in esclamazioni di stupore.

«Ma dai, non è possibile. L’Oltre non si apre a chi non ha completamente portato luce nella propria Ombra, non può semplicemente accadere!» sentenziò Paolth.

«E io vi dico che il ragazzo aveva paura, molta paura. Parlava di qualcuno che lo stava inseguendo e che voleva costringerlo a distruggere non so cosa, non l’ha detto! La cosa ancora più assurda è che era deciso a porre fine volontariamente alla propria vita.»

«Ma carissima, non ha alcun senso! Gli istinti suicidi sono un ulteriore motivo che impedisce di andare nell’Oltre. Non capisco proprio questa tua visione, c’è dell’altro?» intervenne Amiroth.

Monràh strinse le labbra in una morsa e continuò:

«Beh, il ragazzo mi ha percepita senza il mio volere. Vi giuro, non potevo crederci, non riusciva a vedermi, ma avvertiva la mia presenza. All’inizio mi ha scambiata per una presenza oscura, ma l’ho tranquillizzato. Non sono riuscita a rimanere più a lungo nella visione, ho sentito palesemente la campana della barriera temporale, i Guardiani stavano venendo da me, non potevo rimanere così vicina ai confini.»

«Tranquilla Monràh, hai fatto benissimo ad uscire dalla visione. Non ci saresti stata di alcuna utilità se fossi stata catturata dai Guardiani della Soglia e trattenuta lì fino alla fine dei tempi. Il loro scopo non è quello di spaventarci, come sai bene, ma quello di proteggerci da dimensioni temporali troppo evolute per la nostra coscienza che ci potrebbero danneggiare irrimediabilmente.» la consolò Rechel.

Amiroth prese la parola e mentre ognuno rifletteva sugli eventi raccontati, entrò in azione.

«Dobbiamo muoverci con ponderatezza, non avendo molti elementi in mano per poter dare luce a questa situazione dobbiamo porre attenzione verso tutto ciò che accade di diverso da oggi in poi. Direi anche di tenere d’occhio i nostri amici, i Neri, non vorrei che stessero tramando qualcosa.» s’interruppe in un attimo di riflessione.

«L’evento che ci è stato preannunciato dagli Dei ci dà modo di preparaci e credo sia questo il loro scopo. Invito ognuno di voi a prestare attenzione ai segni ed ai simboli che da oggi in poi compariranno nella nostra vita. Monràh» si rivolese alla compagna «confido soprattutto in te, gli Dei parlano con te più di qualsiasi altro ma ti pregherei, scusa se te lo dico e capisco che hai tardato a fin di bene, di tenerci informati da subito se avrai informazioni utili.»

La Somma accolse il rimprovero con serenità sapendo di avere agito, nonostante tutto, in modo opportuno.

I Dodici rimasero in ritiro per quasi due ore in modo da considerare ogni aspetto della questione e la vagliarono sotto la luce della loro saggezza.

La servitù del Tempio venne presto a conoscenza del problema che stava affliggendo la Confraternita, non erano state infatti prese particolari precauzioni di segretezza. 

Dadalo ESCAPE='HTML'

Dadalo era un giovane dal volto lentigginoso ed il sorriso aperto che Amiroth aveva affrancato dalla schiavitù dei Neri quando era ancora un bambino. Lo aveva cresciuto al Tempio come uno di loro, istruendolo e permettendogli ogni libertà. Raggiunta la maturità gli aveva proposto un lavoro a Keor ma il ragazzo aveva rifiutato per rimanere accanto al suo mentore; provava per Amiroth un’immensa gratitudine ed ammirazione.

Quel giorno come al solito aveva origliato la conversazione dei Dodici e si era affrettato a spargere la notizia fra la servitù; per contagio aveva raggiunto l’intera popolazione del Tempio.

Monrah e Rechel non si stupirono quindi, quando un gruppo di Iniziate le raggiunse per avere notizie più precise.

«Ragazze state tranquille, ve lo avrei comunque raccontato io.» Monràh sorrise con dolcezza. «Per ora non abbiamo nessun elemento certo su cui lavorare e proprio per questo vi assegno un compito importante che sarà utile anche alla vostra formazione spirituale! Vi ho già insegnato l’importanza dei segni e dei simboli nella lettura profetica, tutte quelle ore passate sui libri ora dovrete metterle in pratica. Per esempio» interrogò la più vecchia fra loro «avete saputo del segno delle rose bianche, no? Cosa simboleggiano?»

«Beh, simboleggiano la purezza e la verginità dello spirito.» rispose composta la giovane.

«Esatto, ma il fatto che si trovassero appassite ai piedi di Mut, cosa vi dice?»

Le giovani cercarono una riposta guardandosi a vicenda poi una di loro intervenne: «Credo che la Dea, che come ci hai sempre insegnato rappresenta il femminile in Terra e quindi tutto ciò che riguarda la vita materiale, potrebbe venire profanata in qualche modo?» domandò guardando speranzosa la Somma.

«Brava! Effettivamente qualcosa sta adombrando la purezza della vita qui a Keor o ad Atlantide. Di preciso non sappiamo di cosa si tratti ma sapete che le Ombre ci fanno visita spesso per cercare d’infiltrarsi nelle nostre debolezze o fragilità.»

Il gruppo di ragazze ascoltava attento e Rechel intervenne continuando la lezione.

«Sta a noi vegliare; quindi da oggi in poi è importante che poniate particolare attenzione ai segni ed ai simboli che potrebbero incrociare il vostro cammino.»

In qualsiasi momento potrete venire da me» aggiunse Monràh «non preoccupatevi di sbagliare, non sarete in alcun modo giudicate, il vostro istinto privo di condizionamenti potrebbe essere più preciso rispetto al nostro.»

Le giovani annuirono con gravità e sedute sotto la quercia del Giardino di Riposo cominciarono a discutere fra loro sulla novità prima di dedicarsi, sotto l’attenta guida della Somma, alla lezione di pratica meditativa che le avrebbe condotte nel tempo ad un’espansione della loro coscienza.

Amiroth ed i maghi invece, per poter riflettere meglio, si dedicarono al giardinaggio che costituiva per loro l’equivalente della meditazione.

Dadalo si avvicinò ad Amiroth con la scusa di offrigli dell’acqua ed il Sommo interruppe il lavoro accettandola con gratitudine.

«Devi dirmi qualcosa Dadalo?» gli chiese sorridendo.

«Volevo dirti Sommo, che farò attenzione anch’io; mi piace ascoltare le persone e non mancherò di riferirti qualsiasi particolare interessante se giungerà alle mie orecchie!» affermò con serietà.

«Grazie amico mio, sono onorato della tua offerta!»

Amiroth amava mantenere un tono confidenziale con tutti, anche con la servitù che considerava indispensabile al benessere di tutti coloro che impegnati nelle intense pratiche spirituali quotidiane, non avevano molto tempo a disposizione.

«Aspetterò con ansia le tue informazioni! Non è la prima volta che affrontiamo delle emergenze inspiegabili ed è solo l’attesa che crea quest’atmosfera carica di apprensione. Non devi preoccuparti, andrà tutto bene, vedrai!»

Le parole di Amiroth ebbero come sempre il potere di tranquillizzarlo e Dadalo tornò ai suoi compiti nella certezza che l’uomo che più ammirava al mondo avrebbe saputo affrontare qualsiasi cosa.

Il Sommo avrebbe voluto provare la medesima sensazione verso se stesso ma in quell’occasione non ci riusciva, si trattava di qualcosa di diverso, lo percepiva nitidamente.

“Cosa sta accadendo?” continuava a chiedersi.