La difficoltà di accettare il nostro opposto

Polo positivo e polo negativo ESCAPE='HTML'

 

La cosa più difficile da comprendere è che dove in noi esiste una caratteristica precisa, nel profondo di noi stessi, come ombra, esiste anche il suo esatto opposto.

Non potrebbe esistere l'una senza l'altra.

E' questo il punto difficile da accettare: se siamo, per esempio, persone profondamente oneste, affinché possa esistere questa qualità in noi, vive anche il suo esatto contrario, che la legittima, che le permette di esistere.

Ma come facciamo, se per esempio ci reputiamo una persona onesta, ad accettare il fatto che in noi esiste anche il suo opposto? Una profonda disonestà, tanto più profonda quanto lo è la nostra onestà?

Siamo onesti, quindi non possiamo concepire in noi l'inconcepibile. 
La cosa difficile è integrare, nella nostra consapevolezza, esattamente la polarità opposta a quella che reputiamo essere in noi.

Se non lo facciamo il mondo ci rimanderà, ovviamente, l'ombra che non vediamo, anche se noi pensiamo di essere esattamente l'opposto, il mondo ci vedrà come l'ombra nascosta in noi.

E' tutto qui il gioco dell'integrazione: solo quando abbiamo annullato la negazione dell'opposto di una caratteristica che pensiamo di avere, attraverso la comprensione che non può esistere l'una senza l'altra, allora raggiungiamo il punto zero in quel determinato aspetto della conoscenza di noi stessi.

A questo proposito mi viene in mente Padre Pio, indubbiamente un uomo santo, ma era continuamente sconvolto, e per tutta la sua vita, dall'esatto opposto della santità: era assalito da diavoli che lo tenevano sveglio tutta la notte perché in lui mancava la consapevolezza dell'integrazione della polarità opposta.

Quando non ci sono più aggettivi adatti a definirci, quando non abbiamo alcuna definizione, quando non abbiamo più una forma specifica, in modo totale e completo, allora siamo al punto zero, all'annullamento delle forme, al completo equilibrio;

quindi alla scomparsa della manifestazione fisica di noi stessi e alla comparsa di quella spirituale che non ha forma, eppure le comprende tutte.

La domanda che ci dobbiamo porre, quindi, è: 
"come mi penso io? Come mi reputo? Intelligente, onesto, buono, santo, brutto, sincero (perchè ovviamente vale anche per le caratteristiche positive che ci diamo, solo in senso opposto), sapiente, cattivo, invidioso...mettiamoci l'aggettivo e guardiamo bene come il suo opposto ha sempre agito nella nostra vita, in modo da farsi vedere.

Questo è il sedicesimo Archetipo, fra l'altro, Ayn, funzione corrispondenza.