8. Saros

Mhanna e Saros ESCAPE='HTML'

Thotme s’incamminò a grandi falcate lungo i viali ghiaiosi del Giardino di Limoni adiacente al Tempio di Purificazione, furioso per la piega imprevista degli eventi.

Mhanna lo seguì mantenendosi qualche passo indietro, in attesa che la rabbia gli scemasse.

«Non me l’aspettavo, le ragazzine al giorno d’oggi sono imprevedibili!» ruppe il silenzio parlando più a se stesso che all’adepta.

«Mi chiedo se abbiamo scelto la persona giusta!» Tacque un attimo poi si rispose: «Ma certo che lo è, nessuna più di lei è vicina ai Sommi e solo un nipotino ben accolto potrebbe avvicinarsi alla Fonte senza destare sospetto. Dobbiamo trovare questa sconsiderata e cercare una soluzione.»

«Pensi che nella lettera abbia indicato Saros come padre del bambino?» chiese Mhanna decidendo che il peggio era passato.

«Quello stupido è venuto qui come se non ci fossero altri modi per comunicare. È un individuo limitato e ci ha fatto comodo proprio per questo, ma la sua ignoranza potrebbe ritorcersi contro di noi. Se qualcuno lo avesse visto...ed in pieno giorno poi!»

«Dubito che qualcuno s’interessi a Saros, non è una personalità qui da noi né a Keor!» osservò Mhanna.

«Speriamo tu abbia ragione, in questo caso possiamo solo affidarci alla fortuna ed ovviamente, al tuo intuito. Per rispondere alla tua domanda, no, non penso che abbia indicato Saros altrimenti lo avrebbero trattenuto per avere informazioni».

Mhanna annuì, ma lasciò che il Gran Maestro continuasse a parlare.

«Cosa ha in mente? Dove potrebbe nascondersi? Da qualche amica probabilmente… per sfuggire almeno momentaneamente alle conseguenze delle sue azioni.»

«Nei primi tre Distretti Mahina ha tante amiche, bisognerebbe individuare quelle a lei più care, magari chiedendo a Saros visto che la frequenta da un bel pò di tempo.» propose la maga.

«Sì, anche se probabilmente avrà evitato Keor ed i tre Distretti per non essere individuata troppo facilmente. Potrebbe avere amicizie nei nostri?»

«Non lo so! Dobbiamo chiedere a Saros, costituisce l’aggancio più importante in questo momento.»

«Ritengo tu abbia ragione, è fondamentale avere un quadro chiaro della situazione.»

Mentre parlavano avevano ormai raggiunto il confine del Giardino di Limoni dove il viale si curvava in se stesso, proseguendo in una via parallela e contraria a quella d’andata.

«E se avesse un corteggiatore di cui non abbiamo notizia?»

Thotme considerò l’ipotesi e concluse che era necessario sguinzagliare i loro segugi per avere informazioni più precise sulla vita della ragazza; gli agenti dei Neri erano uomini dediti allo spionaggio nel territorio dei Bianchi e si erano costruiti nel tempo una facciata di rispettabilità grazie ad amicizie ben coltivate con personaggi influenti di Keor.

«Possiamo anche tentare di avere una visione in un rito.» propose Mhanna.

«Sicuramente! Cercheremo di sondare in astrale la sua presenza, ma sai bene che siamo troppo pesanti in quella dimensione e veniamo percepiti facilmente e senza appello. Non so se sia in grado di schermarsi, ma immagino di sì. È un insegnamento che danno anche al popolo e lei è la figlia dei Sommi; ma vale la pena tentare!»

«Quando la troveremo cosa faremo?»

«Beh, potremo rivoltare la cosa a nostro vantaggio e raccontare ai Sommi che essendo preoccupati per la sorte della figlia ci siamo attivati per aiutarli nella ricerca. Nel frattempo, prima di riconsegnargliela, potresti insinuare nella ragazza il sospetto della gravidanza. Prima ne diventa consapevole meglio è.»

«Cerchiamo di non correre ed analizzare meglio la situazione: cosa ci sarà scritto nella lettera? E quali sono le intenzioni di Mahina? Vuole nascondersi per un pò? Dovrebbe darne spiegazione e non credo voglia far sapere ai Dodici la propria colpa, non subito almeno.»

«Se avesse voluto allontanarsi per un pò con una scusa qualsiasi e poi tornare al Tempio avrebbe potuto dire tranquillamente la verità, le avrebbero creduto. Le modalità che ha scelto significano solo una cosa: non ha alcuna intenzione di tornare.» concluse Thotme.

«Quello stupido senso di responsabilità e coerenza della loro stirpe: è proprio figlia dei Bianchi! Probabilmente si sente macchiata e non vuole mettere in difficoltà i genitori. È l’ipotesi più plausibile.» La voce di Mhanna trasudava disprezzo.

Avevano ormai raggiunto l’entrata del Tempio ma si sentivano entrambi più calmi.

«Una come lei non può pensare di rimanere nascosta per sempre ad Atlantide e quindi non resta che un’ipotesi…»

I due si bloccarono sul posto e si guardarono negli occhi; Thotme sovrastava in altezza la sua adepta ma l’energia che emanavano era di pari forza.

«Che abbia meditato d’andarsene da Atlantide?» s’interrogò il Gran Maestro.

L’idea li colse come un fulmine, era l’ipotesi più probabile: Mahina era intelligente, coraggiosa e soprattutto molto giovane, il che la rendeva una mina vagante.

Nel Tempio i membri della Confraternita al completo erano riunita ed in attesa delle disposizioni del Gran Maestro.

«Come abbiamo precedentemente deciso» esordì consapevole dell’attenzione che stava accentrando su di sè «attiveremo i nostri segugi per avere più informazioni possibili sulla vita della ragazza. Ritengo tuttavia che non abbia intenzione di rimanere ad Atlantide, ma che voglia scappare nella Terra dei Barbari. Vorrà tagliare completamente i ponti con la famiglia ed i Bianchi. Il senso dell’onore potrebbe averla portata a meditare questa soluzione. Essendo la figlia dei Sommi è conosciuta da tutti e non potrebbe nascondersi per sempre rimanendo qui.»

«Se queste sono davvero le sue intenzioni dovrà per forza superare lo Stretto di Eshis. Proviamo ad ipotizzare un suo possibile modo di riuscire nell’impresa: come potrebbe attraversarlo?» L’interrogativo di Bonis sembrò offrire a tutti i presenti una possibile soluzione.

«Beh» rifletté Thotme stringendo a fessura gli occhi «ovviamente l’unica possibilità è l’utilizzo d’una nave!»

«Esatto!» sorrise compiaciuto Bonis.

«Da questo momento in poi voglio che tutte le navi in partenza vengano perquisite da cima a fondo. Nessuna esclusa! Che siano le nostre o quelle dei Bianchi non importa, tratteremo la cosa come se si trattasse d’una minaccia collettiva, non potranno negare l’accesso al nostro esercito.» ordinò il Gran Maestro.

I membri della Confraternita annuirono all’unisono soddisfatti e rinvigoriti dalle loro dissertazioni.

«Cosa ne facciamo di Saros? Meriterebbe di sparire per la sua stupidità, ma non abbiamo certezza delle intenzioni di Mahina e quindi non possiamo eliminarlo dal gioco.» affermò Bonis.

«Saros non è un ostacolo, ci servirà ancora in una o nell’altra eventualità e non è un problema circuirlo facendo leva sulla sua fragile personalità.» rispose Thotme. «Dobbiamo mantenere intatta la sua fiducia in noi, quindi…» aggiunse guardando con intensità Bonis che non riusciva a nascondere il proprio disprezzo per la mollezza di carattere del giovane «...non dovrà in alcun modo sospettare che siamo irritati con lui. Siamo d’accordo?»

«Per quanto mi riguarda» rispose Bonis con sufficienza «lo tratterò come ho sempre fatto! Non chiedermi di essere accondiscendente con quell’individuo, anche se è piuttosto stupido s’insospettirebbe per un mio cambio d’atteggiamento. Pensateci voi!» concluse distogliendo lo sguardo.

Thotme sorrise a quell’affermazione e congedò il gruppo invitando ognuno a compiere la propria parte nel piano.

Uno schiavo si accostò timidamente a Thotme per avvertirlo che Saros era ancora in attesa nel suo studio ed era piuttosto impaziente.

Il Gran Maestro lo raggiunse accompagnato da Mhanna e quando aprì l’uscio lo trovò intento a sorseggiare nervosamente un succo d’agrumi che si era sfacciatamente autoservito prelevandolo dal vassoio.

Vedendoli entrare, s’alzò di scatto dalla poltrona e li guardò speranzoso.

«Allora? Cosa facciamo adesso?»

«Tranquillo Saros!» rispose Thotme osservando con fermezza il bicchiere che aveva in mano e costringendolo ad arrossire d’imbarazzo. Ottenuto l’effetto voluto dall’ammonimento non verbale su quella mancanza di buone maniere, continuò con più cordialità.

«Dobbiamo solo cambiare il tiro del nostro programma. Non credo che una ragazzina di quell’età possa riuscire a mettere nel sacco gli uomini più potenti di Atlantide, che sia per mano nostra o per mano della sua stessa razza non importa! Abbiamo già messo in campo tutte le forze disponibili per scovarla, tu però dovrai fare la tua parte e mantenere un perfetto equilibrio agli occhi del mondo. Pensi di riuscirci?» Lo fissò con intensità per provocargli un piccolo stordimento ipnotico.

Saros punto sull’orgoglio ed indotto dall’ipnosi rispose:

«Manterrò un comportamento ineccepibile, può averne certezza Gran Maestro. Nessuno sospetterà di me, mi attiverò per cercarla insieme agli altri. Nel caso fossi io a trovarla, cosa mi consigliate di fare?»

«Se la trovi tu tanto meglio, ma non dovrai in alcun modo venire qui senza aver preso le debite precauzioni. Voglio che tu sia ben conscio delle mie parole» s’interruppe per dare incisività all’ammonimento «è di vitale importanza che non vengano notati spostamenti sospetti che facciano pensare a un nostro coinvolgimento e sicuramente i Bianchi avranno contemplato questa ipotesi. Devi usare la massima discrezione e se hai qualche problema utilizza uno dei contatti di Keor.»

Saros assentì con il capo e lo voltò in direzione di Mhanna quando lei intervenne. «Tu attieniti al piano, quando si saprà che sei il padre del figlio che Mahina porta in grembo dovrai dare non poche spiegazioni, diventerai un Intoccabile ed allora potrai venire da noi senza destare alcun sospetto.»

«E nel caso non riuscissimo a trovarla?» chiese il ragazzo.

Thotme e Mhanna si guardarono con una certa dose di preoccupazione.

«Dovessi cercarla per tutto il mondo puoi star certo che la troverò! Ho diverse carte in mano e le scoprirò al momento opportuno.» affermò con convinzione Thotme.

«L’unico problema semmai, sarà mettere a conoscenza i Dodici del vero motivo della fuga della figlia e questo in un caso o nell’altro dovrà accadere. È importante che il bambino cresca fra i Bianchi per un certo periodo di tempo, in modo da rafforzare i legami con loro. In un secondo tempo sarà mio.»

Mhanna intervenne colpita da un’idea improvvisa:

«Potremmo anche fare a meno di Mahina, a pensarci bene. Questo metterebbe al riparo anche Saros. A noi interessa il bambino, potremmo una volta presa, tenerla qui da noi, fino al termine della gravidanza.»

Thotme e Saros la guardarono con interesse e la maga proseguì.

«Potremmo inscenare un incidente e far credere che sia morta di parto, lasciando il bambino appena nato accanto alla madre ormai dissanguata. Una soffiata potrebbe far arrivare i genitori al momento giusto.»

«Ottima idea mia cara!» replicò eccitato Thotme. «Ci leveremmo il peso d’un soggetto ingombrante e nel frattempo Saros rimarrebbe pulito a Keor. È l’unico al di fuori della nostra Confraternita che sia a conoscenza di ogni particolare. È importante non allargare l’informazione a troppi soggetti per non mettere inutilmente in pericolo il piano.»

Anche Saros sorrideva, si sentiva lusingato nel trovarsi così vicino alle due persone più influenti fra i Neri e da loro poteva imparare ogni cosa.

“Un giorno diventerò potente come il Gran Maestro anzi, potrei addirittura scalzarlo dal suo posto” delirò fra sè.

Thotme interruppe i suoi sogni di gloria e lo congedò raccomandandosi nuovamente di comportarsi in maniera ineccepibile fra i Bianchi.

Le parole che Mhanna aggiunse, il modo in cui le espresse, gli provocarono un brivido di freddo lungo la spina dorsale.

«Contiamo su di te Saros, cerca di non tradire la nostra fiducia! Sarai bene ricompensato per la tua lealtà. In caso contrario mi occuperò io stessa di te!»

Saros deglutì pensando alle torture spietate per cui era famosa la terribile maga.

«Non si preoccupi, ho scelto da tempo a che parte dare la mia fiducia e non nutro alcun dubbio! Non voglio diventare come i Bianchi e sono onorato che mi abbiate concesso d’entrare nella vostra Confraternita!» affermò con decisione.

Thotme si diresse verso la statua di legno d’ebano che affiancava una biblioteca alta circa un metro e mezzo e che raffigurava Noà, il padre fondatore della dinastia dei Neri.

Noà veniva rappresentato ormai anziano, con la lunga barba ed i tre simboli del potere magico lavorati in oro puro: la lampada che indicava la ragione illuminata dalla scienza, il mantello simbolo dell’isolamento del saggio dalle correnti istintive ed il bastone che rappresentava l’aiuto perpetuo delle forze occulte.

Quest’ultimo era in realtà un congegno che girato su se stesso apriva un passaggio segreto nella biblioteca.

Saros non si sorprese e si affrettò a seguire il Gran Maestro che con un cenno lo stava invitando a precederlo attraverso il passaggio.

Percorsero un corridoio di terra e roccia, il cui pavimento battuto denunciava un passaggio frequente. Scendeva in profondità per diversi metri per poi tornare pianeggiante nell’ultimo tratto e sfociare in una grotta piuttosto ampia. L’illuminazione veniva garantita da torce perenni, alimentate da energia magnetica. Un piccolo porticciolo dotato di tre imbarcazioni da trasporto garantiva un’uscita riservata dalla Decima Laguna e da lì, per via acqua, si poteva raggiungere qualsiasi luogo.

All’arrivo di Thotme i trasportatori adibiti alla cura e all’uso delle piccole imbarcazioni da trasporto, si rizzarono sull’attenti.

Il Gran Maestro diede loro ordine di ricondurre Saros al limite del Terzo Distretto, raccomandandosi di tenerlo sottocoperta durante il percorso e di ormeggiare in un punto isolato.

Il trasportatore più giovane invitò il ragazzo a salire sull’imbarcazione e dopo avere tolto gli ormeggi eseguì gli ordini ricevuti, immettendosi nell’ampio canale del Decimo Distretto.

La Laguna era sempre piuttosto affollata, essendo la via pri-vilegiata con cui ci si spostava fra i vari Distretti e sicuramente preferita alle portantine per via terra, rette sulle spalle dai servi o dagli schiavi e quindi più lente.

Saros si accomodò tranquillo nella panca di legno imbottita con un tessuto impermeabile e cercò d’immaginare le intenzioni di Mahina.

Non aveva la più pallida idea di dove la ragazza potesse trovarsi.

In quel momento si rese conto di odiarla: come aveva potuto andarsene dopo quello che avevano passato insieme? Certo, lei non sapeva che non era accaduto nulla, ma questo non cambiava le cose: nessuna donna lo aveva mai trattato in quel modo, nessuna lo aveva mai abbandonato; era semmai avvenuto sempre il contrario.

Ripensò alle parole di Mhanna riguardo ad un possibile omicidio della giovane e prese vita in lui l’immagine del parto di Mahina.

“Sarò lì con te quel giorno e m’implorerai di aiutarti!” si disse “Ti guarderò strisciare ai miei piedi e ti ucciderò con le mie stesse mani”.

La fantasia lo eccitò sessualmente stupendolo per l’intensità dell’erezione, non aveva mai ucciso nessuno direttamente e non avrebbe mai immaginato che quel gesto avrebbe potuto essere così stimolante.

Come un bambino che ha appena scoperto un gioco nuovo e divertente, si abbandonò a quelle fantasie lasciandole scorrere senza freno: Mahina che urlava e si contorceva per il dolore del parto, il sangue che le colava fra le gambe, lui che estraeva il bambino urlante e che glielo poneva fra le braccia mentre le toglieva la vita.

Una nuova erezione lo colse alla sprovvista lasciandolo senza fiato e facendogli desiderare intensamente che il sogno diventasse realtà.

“Sì” pensò “sarò io a toglierti la vita, ti dimostrerò che nessuno può trattarmi come hai fatto tu”.

Quando giunsero al limite del Terzo Distretto il trasportatore invece di fermarsi al porto principale deviò lungo la sua curvatura per raggiungere uno sbarco molto più tranquillo. Attraccò alla fiancata esterna d’un grande peschereccio che in quel momento non presentava segno di vita.

Saros uscì sovraccoperta su incitazione del trasportatore e dopo averlo distrattamente salutato si trasferì con un balzo sul peschereccio per poi scendere sulla banchina ed avviarsi come nulla fosse verso Keor.

Quando vi arrivò trovo gli abitanti in fermento: la notizia riguardo la scomparsa della figlia dei Sommi era diventata rapidamente di dominio pubblico.

«Che cosa è accaduto?» chiese innocentemente ad un passante.

«Ma come ragazzo, non lo sai? Mahina è scomparsa dal Tempio, la stiamo cercando tutti. Non avevo mai visto la Somma così agitata. Dovresti dare una mano anche tu! Ma cosa passa per la testa di voi giovani? Qualsiasi cosa vi venga in mente la fate senza pensare alle conseguenze.»

«Davvero è scomparsa? Ma se alla festa l’ho vista…»

«La festa è passata ormai!» sentenziò. «Non conosciamo i particolari, ma è una questione di vitale importanza per Atlantide. Pare che la Somma abbia avuto dei segni che indicavano qualcosa di brutto! Datti da fare su! Cerca anche tu.»

Saros sorrise fra sé, pervaso da una sensazione di superiorità per il controllo che aveva sulle informazioni rispetto ad ogni altro cittadino di Keor.

Dopo essersi preoccupato d’inscenare una recita degna d’un attore di primo grido si avviò fischiettando verso il Tempio.

Desiderava avere un ragguaglio della situazione ed era certo che vista l’intimità che aveva con Mahina, i Sommi non gliel’avrebbero negato. Incrociò Rechel che appena lo vide gli andò incontro con i tratti del volto così tirati che fremette per un attimo, pensando di essere stato scoperto.

«Saros hai saputo qualcosa?» gli chiese invece la maga.

«Niente, sembra scomparsa dalla faccia di Keor! Ma cosa c’era scritto nella lettera?» domandò con finta ingenuità.

«Se i Sommi riterranno opportuno divulgare la cosa lo diranno loro stessi, ma sembra una faccenda grave; non avevo mai visto Monràh in quelle condizioni.»

«Andiamo da lei, potrei aiutarla meglio se mi aggiorna sulla questione con più dovizia di particolari.» suggerì ipocritamente.

«Certo, sarai sicuramente il benvenuto! Tu e Mahina siete stati molto legati ultimamente, magari sei a conoscenza di qualcosa che potrebbe aiutarci nella ricerca.»

«Perché non interrogate l’Oracolo?»

«Già fatto, ma sembra gli Dei tacciano. Il che è piuttosto grave perché indica che c’è davvero molto in gioco. Gli Dei non intervengono mai nelle questioni che riguardano avvenimenti importanti che abbiamo il dovere di risolvere da soli. Cosa sarà successo alla nostra Mahina?»

«Non lo so, ma vedrai che lo scopriremo.»

“Quindi gli Dei non rispondono ai Sommi.” pensò Saros. “Probabilmente sono davvero dalla nostra parte, forse hanno compreso la dittatura imposta dalla stirpe dei Bianchi. Qualsiasi sia il motivo di questo silenzio gioca a nostro favore” concluse soddisfatto.

Raggiunse i Sommi che erano in quel momento attorniati da moltissime persone e mantenendo un basso profilo indossò la maschera della persona affranta e servizievole.