32 ) Un ostacolo imprevisto

Palude ESCAPE='HTML'

«Perfetto!» gongolò soddisfatta Mhanna.

Si era fatta accompagnare nel viaggio astrale che aveva rubato il sonno a Trascus da un giovane adepto e quando tornò alla realtà staccò le proprie mani dalle sue e lo baciò con trasporto.

Il giovane rispose con passione, ma con sommo stupore: era la prima volta che lei lo considerava degno delle attenzioni sensuali per cui era famosa.

La Maga Nera aveva bisogno di scaricare l’eccitazione provocata dall’esito del viaggio e lo fece prendendo il giovane Iniziato ai piedi della statua di Nebiros.

Appagato il corpo dal rapido, ma efficace amplesso ed ordinò al giovane di accompagnarla in un secondo viaggio astrale.

Saros era partito da alcuni giorni ed in quel momento era diretto al punto preciso in cui Mhanna aveva scovato Trascus e Gelkares.

“Saros ho notizie meravigliose da darti, avrai meno strada da fare.” la voce incorporea della maga lo prese alla sprovvista facendolo sobbalzare.

«Sei tu… devo ancora abituarmi alle tue improvvise incursioni in astrale!»

Il tono di Saros era saturo di venerazione. Non nutriva alcun dubbio riguardo all’esito della spedizione sia per la presenza di Ninith in lui, sia per la sconfinata ammirazione che provava per la sua Maestra.

Mhanna l’istruì sugli ultimi sviluppi delle indagini, gli fornì le coordinate per le cascate e lo redarguì sull’incantesimo protettivo all’ingresso.

«Ma pensa dove si era nascosta la puttanella!»

“Io partirò oggi stesso, c’incontreremo alle grotte di Potumis, ma cerca di non dimenticare che la voglio viva davanti a me!” sottolineo con un vago senso di minaccia.

La risposta del giovane fu accompagnata da una scrosciante risata.

«Non ti devi preoccupare, non nego di desiderare di torturarla a modo mio e di vederla supplicare pietà, ma sono troppo incuriosito dalla sorpresa che mi hai anticipato; arriverà integra da te, come mi hai ordinato!»

“Il fatto che ti abbia scelto come mio primo amante ed Iniziato speciale non significa che tu abbia potere decisionale sopra il mio. Preferisco essere molto chiara su questo punto. Sai benissimo che ci metterei un attimo a distruggerti!”

«Lo so bene!» la voce del giovane tradiva l’eccitazione sensuale provocata dalla minaccia, ma si contenne. «Non mi sognerei mai di disubbidire a te od a Ninith. Sono il vostro servitore e so perfettamente che per eguagliare la tua grandezza dovrò ascoltarti in tutto e per tutto. Non temere, la condurrò alle grotte e mi farai vedere ciò che hai promesso!»

“Bene, il bambino potrebbe essere già nato per allora: portalo qui vivo!”

«Sarà fatto! Non vedo l’ora di riassaporare il tuo corpo, mi manca tantissimo!»

“Accadrà presto e festeggeremo insieme.” lo rassicurò con voce arrochita.

Saros rientrò dalla comunicazione in astrale ed ordinò al piccolo esercito che in quel momento era accampato davanti al falò per difendersi dal freddo pungente, di prepararsi per la partenza.

«Ma Saros, ci siamo appena fermati non credo sia il caso di stancarci ulteriormente.» Il capitano dei militari cercò di dissuaderlo non vedendo il motivo di una marcia affrettata.

«Sono ordini di Mhanna!»

Di fronte a quel nome nessuno osò obiettare, gli uomini raccolsero i pochi oggetti personali e dopo aver spento il falò nascosero la legna raccolta per il ritorno, accatastandola in una rientranza della roccia.

Avevano un paio di giorni di cavalcata davanti, ma il ritmo a cui Saros li costringeva avrebbe sicuramente accorciato la tempistica.

Il giovane parlava poco con i militari e risultò antipatico a tutti in breve tempo, ma non se ne curava, preferiva dedicarsi alla propria dimensione fantastica: finalmente avrebbe rivisto la stupida principessa. A suo tempo l’aveva trattato con disprezzo, ma non era più il giovane avventuriero che aveva conosciuto; ora era un uomo facoltoso e saturo del potere di Ninith. Desiderava vederla strisciare ai suoi piedi in preda al terrore, bramava il riconoscimento della propria innegabile superiorità.

Le elucubrazioni mentali con cui si dilettava avevano il potere di mettergli le ali ai piedi ed accentuare contemporaneamente la sua impazienza.

«Fermi tutti!» gridò il capitano all’improvviso, costringendo i cavalli ad impennarsi per frenare la corsa al trotto.

«Che succede?»

Saros si accostò irritato e gli occhi del capitano lo guidarono verso l’ostacolo che avevano davanti. La gola che stavano attraversando si restringeva in un passaggio piuttosto angusto che di norma era praticabile, ma che in quel frangente risultava ostruito da una grossa frana.

«Dannazione!» imprecò il giovane.

«Deve avere piovuto molto da queste parti in questo periodo e la roccia ha ceduto.»

«Cosa possiamo fare?» Saros preferì affidarsi all’esperienza del capitano sapendo che era maturata in innumerevoli spedizioni per conto di Mhanna e Thotme.

«Le opzioni sono due: possiamo liberare il passaggio rimanendo accampati qui…»

«Impossibile» il volto di Saros divampò di rabbia «perderemmo troppi giorni! Mi auguro che la seconda opzione sia più accettabile, ma ho quasi paura di conoscerla!»

«Anche la seconda ipotesi dilaterà inevitabilmente il tempo previsto.»

«Non perderti in chiacchiere inutili e dimmi di che si tratta!» gli ordinò spazientito.

«Possiamo risalire per di lì…» indicò con il dito un passaggio che s’inerpicava sulle pareti della gola e scendeva dalla parte opposta. «Se aggiriamo quelle colline confluiremo nel punto in cui ci saremmo trovati passando attraverso la via ostruita. Il lato opposto come puoi vedere è un muro invalicabile di roccia… non ci sono altri modi.»

«E questo percorso quanto tempo in più richiederebbe?»

«Direi una mezza giornata…»

«Allora andiamo, cosa aspettiamo?»

«Un attimo Saros, c’è una cosa che devi sapere prima di decidere.»

«Di che si tratta?» sibilò.

«La zona di cui ti parlo è una palude selvaggia che non è stata mai bonificata. Abbiamo costruito noi questo passaggio proprio per evitarla e ci abbiamo messo alcuni anni…»

«Immagino che con l’esperienza che ti contraddistingue per te non sarà un problema.» gli rispose Saros alzando un sopracciglio.

«Teoricamente dovrei ricordarmi il territorio, ma praticamente è da molti anni che non lo percorro più e non sono certo del risultato, né dei tempi.»

«Togliere tutti questi massi significa almeno una settimana di lavoro, siamo in pochi e senza attrezzi validi.»

«Direi di sì!» convenne il capitano.

«Quindi dobbiamo rischiare ed affidarci agli Dei.»

Il capitano aggrottò la fronte perplesso, ma preferì non discutere la decisione.

S’incamminarono lungo il sentiero, ma dovettero scendere da cavallo per diversi tratti a causa del passaggio troppo stretto e del terreno friabile.

«Cercate di aderire il più possibile alla parete.» consigliò il capitano e proprio mentre lo affermava uno dei cavalli rischiò di scivolare in un punto franoso.

«Seguite me, i miei passi!» ordinò.

Il colle era alto un po’ più di seicento metri ed il sentiero s’inerpicava sinuoso attorno ad esso; in alcuni tratti più larghi era possibile utilizzare i cavalli, ma la maggior parte del percorso, sia in salita che in discesa, richiedeva estrema cautela.

Raggiunto il fondo dalla parte opposta si trovarono, proprio come aveva indicato il capitano, in un territorio paludoso che si estendeva a vista d’occhio in ogni direzione. Sconfinate distese d’acqua bassa accoglievano una fitta vegetazione di sottili alberi spogli e forme vegetali galleggianti. Il gracchiare dei corvi contribuiva a dare un tono spettrale all’insieme.

«Direi che sia opportuno fermarci all’asciutto per stanotte.» consigliò il capitano.

Saros osservò la palude ed anche se gli sarebbe piaciuto superare in fretta l’ostacolo, accolse il suggerimento.

La serata era piuttosto inquieta, gli uomini erano abituati ad ogni tipo di privazione e difficoltà, ma le leggende che circolavano attorno a quella palude li rendevano insicuri: si raccontava che fosse popolata da spettri e che il terreno divorasse gli uomini non restituendoli più.

Alle leggende si aggiungeva, nel periodo estivo, il problema delle zanzare che proliferavano grazie all’umidità, causando la malaria.

«Sono superstizioni assurde: è vero la zona è paludosa e cammineremo in un terreno mobile che renderà incerti i nostri passi, ma non è in grado di uccidere nessuno.» affermò il capitano per spegnere i timori di Saros. «Ci muniremo di lunghi bastoni per sondare il terreno e per impedire che i cavalli sprofondino nei punti maggiormente fangosi. Abbiamo delle funi nel caso qualcuno di noi od un cavallo s’impantani.» l’istruì indicando con il dito la sella a cui erano ancorate. «Le zanzare in questa stagione non ci sono, ma sicuramente incroceremo delle grosse nutrie.» concluse ridendo.

«Nutrie?» chiese Saros intendi dire quegli orribili topi giganti?»

«Esatto, ma non credo tu debba temerle, hanno più paura di te.»

Il capitano lo stava visibilmente canzonando e provocò l’ilarità dei suoi soldati.

«Ti difendiamo noi.» l’iniziarono a sbeffeggiare e l’aria si alleggerì all’istante complice l’idromele e le fette di pane e formaggio abbrustolite.

La mattina partirono all’alba accompagnati dal gracchiare dei corvi che al pari loro, si erano levati di buon’ora. Fu come entrare all’inferno, ogni centimetro di terreno era ricoperto da una lama d’acqua che rendeva inconsistente il suolo tanto che gli uomini affondavano ad ogni passo.

Diverse nutrie, con i piccoli occhi scuri ed obliqui, sembravano canzonare le paure di Saros che visibilmente irritato non cessava un istante di brontolare.

«Non so proprio come possano sopravvivere gli alberi in questo inferno!»

Il capitano cercava di rispondere con tono paziente, ma dentro di sé si chiedeva il motivo per cui Mhanna lo avesse messo a capo di quell’impresa. Aveva viaggiato spesso con Thalos e si erano sempre rispettati, riconoscendo il reciproco valore. Saros era diverso era volubile, capriccioso e scarsamente intelligente.

«I fusti sono ancorati al fondale con radici sotterranee che formano un reticolo nel fango; la natura sa come sopravvivere in ogni ambiente.» cercò di spiegargli interrompendosi mentre sprofondava in un punto del terreno più mobile.

Con cautela estrasse il piede dal fango arretrando d’un passo mentre ordinava agli uomini d’evitare quella zona.

«Giriamo da quella parte, mi sembra più asciutto!»

Camminarono per tutta la giornata avanzando con prudenza e quando avvertirono il terreno solido sotto i loro piedi, segno evidente del termine della palude, tirarono un sospiro di sollievo.

«Fermiamoci per la notte, che ne dici? Domani arriveremo a destinazione ma credo sia opportuno arrivare riposati.» propose il capitano

Saros stava per obiettare quando un tuono annunciò l’arrivo imminente d’un temporale

«Ci mancava questo, a quest’ora avremmo dovuto essere già a destinazione!» ringhiò.

Si guardò sconsolato i calzoni lerci di fango e gli scarponi fradici; l’umidità gli era penetrata nelle ossa e sembrava non volerlo abbandonare, ma era troppo irritato per la piega che aveva preso la missione e ripeté stoltamente:

«A quest’ora avremmo dovuto avere Mahina nelle nostre mani!»

Il capitano decise di non dargli ascolto e senza riceverne l’assenso ordinò agli uomini di preparare l’accampamento.

«Abbiamo mezz’ora per montare le tende e per accendere i falò, sbrighiamoci! Quella zona addossata alle rocce è adatta, costituirà un buon riparo.»

Saros si allontanò irritato, Mhanna non si era ancora fatta sentire ed avvertiva un bisogno struggente di ascoltare la sua voce; gli sembrava che il potere di Ninith, che l’aveva sorretto per tutto il tempo, si fosse affievolito forse ingoiato dall’acqua putrida e stagnante della palude.

In risposta ai suoi pensieri avvertì l’arrivo in astrale della Maga Nera.

«Dov’eri finita?» l’assalì visibilmente irritato.

“Che succede?”

«Succede che la tua Dea non ci sta aiutando come dovrebbe!»

“Non dire queste cose!” gli ordinò perentoria Mhanna che sapeva quanto Ninith fosse suscettibile.

Saros si calmò di fronte all’ira improvvisa della maga e le raccontò degli ostacoli della missione.

“Capisco. Ti ho contattato proprio perché pensavo avessi la ragazza con te.”replicò asciutta.

«Domani nel primo pomeriggio arriveremo a destinazione!» affermò con certezza Saros, volendo riconquistare la sua benevolenza.

“Arriverò alle grotte prima di te, sono già in viaggio. Non voglio ulteriori ritardi, non ho la certezza che Thotme non si sia accorto della mia partenza. Potrebbe avere dei sospetti e voglio che tutto finisca prima d’una sua eventuale intromissione nel nostro piano!”

«Mi spiace Mhanna, avei proprio voluto evitare tutto questo, ma non è stato possibile. Potevamo liberare il passaggio, ma i tempi si sarebbero allungati ulteriormente. Tra l’altro dovremo attraversare anche al ritorno quel posto infernale, mi viene il voltastomaco al solo pensiero. Perché mai non avete bonificato quella zona? Voi Neri vi occupate di tutto ed avete lasciato uno schifo come quello!»

Mhanna lo interruppe spazientita.

“Se non l’abbiamo fatto c’è un valido motivo: anche le paludi sono importanti nell’equilibrio dell’ecosistema. Se vogliamo avere legna e cibo e tutto ciò che ci interessa, dobbiamo lasciare che anche zone come quella prosperino: sono l’habitat di molti animali, insetti e microbi che a loro volta preservano la vita circostante ed inoltre alcuni di loro sono fondamentali per i filtri magici che studiamo al Tempio. Non essere sciocco quindi!”

La Maga Nera avvertì una crescente irritazione di fronte ai capricci da adolescente dell’uomo.

“Ricordati che hai il potere della Dea con te, ma se tu la respingi o l’insulti te lo toglierà.”

«Mi dispiace, non volevo! Amo Ninith ed adoro anche te! Hai ragione Mhanna sono uno sciocco! Non avere timore, domani Mahina sarà nostra e te la servirò in un piatto d’argento. Spero che la Dea mi perdoni.»

“Lo farà se porterai a termine il tuo compito!”

«Sì Mhanna!»

Quando tornò all’accampamento le tende erano già state montate, il falò scoppiettava protetto dalle rocce e gli uomini si stavano rilassando. Si cambiò gli abiti, provando un immediato benessere al contatto con la stoffa asciutta; indossò una pesante maglia di lana grezza ed andò in cerca del capitano.

La pioggia aveva cominciato ad infittirsi, accompagnata dal rombo dei tuoni e dal flash dei lampi.

«Che notte da lupi!» esordì quando lo raggiunse. «Ho parlato con Mhanna e naturalmente era irritata per il ritardo.»

Lo so!» convenne il capitano sapendo che non avrebbe sentito ragioni in caso di fallimento. «Non preoccuparti Saros, domani pomeriggio arriveremo a destinazione e prenderemo la ragazza. Non credo troveremo altri ostacoli: la zona fin lì è pianeggiante, a tratti boscosa e potremo tirare i cavalli in caso di necessità. Adesso si stanno riposando e credo che dovresti farlo anche tu.»

«Volevo sapere se abbiamo un’alternativa per evitare al ritorno quella maledetta palude, la odio con tutto me stesso.»

«Ho notato… ma se vogliamo rispettare i tempi non abbiamo altra scelta! Di buono c’è che adesso conosco il percorso ed il ritorno sarà meno impegnativo.»

«Pazienza, mi affido alla tua guida. Mhanna ha fatto bene a sceglierti.»

«Servo la Confraternita da così tanto tempo che è ormai la mia famiglia. So quello che faccio e non ho mai fallito nella mia carriera! Vedrai, porteremo quella ragazza a Mhanna, non dico in tempo, ma quasi!»

Saros si rilassò nell’udire quelle parole e seguendo il consiglio del capitano, dopo essersi rifocillato con un paio di gallette di carne affumicata, s’addormentò quasi immediatamente.

La mattina seguente il sole aveva deciso di accompagnare la loro giornata e partirono di buon’ora dopo una sostanziosa colazione.

Proprio come gli aveva anticipato il capitano il territorio non era ostile ed anzi, nonostante fosse inverno inoltrato, era piacevole vederlo scorrere davanti ai loro occhi.

Saros rimase chiuso in un mutismo esasperante fino a quando la voce del capitano, che gli si era accostato di soppiatto, lo fece sobbalzare.

«Siamo arrivati Saros!» gl’indicò il lago appena dietro al muro d’alberi che avevano davanti.

«Perfetto, ordina ai tuoi uomini di tenersi pronti, anche se non credo che avremo problemi: i centauri non sono all’altezza delle nostre armi.» aveva assunto, in un impeto di nuova energia, un tono autoritario.

«Dobbiamo ucciderli tutti?»

«Sì, liberiamoci di quello sbaglio della natura, ma la priorità dovrà essere la ragazza!» si assicurò che l’ordine fosse chiaro lanciandogli uno sguardo carico d’intensità.

«Lo sarà!»