34) Ad un passo dall’orrore

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Trascus arrivò al villaggio e lo scoprì completamente devastato dalle fiamme.

I centauri erano al lavoro, immersi nella ricostruzione e s’accorsero della sua presenza solo quando fece sobbalzare Greth, prendendola alla sprovvista.

«Sei tornato!» Greth l’abbracciò con trasporto e con le lacrime agli occhi.

«Cosa è accaduto? Dov’è Phale?» andò subito all’argomento che più gli premeva.

«È stata catturata dai militari! Ci avrebbero sterminati, ma si è consegnata a loro dandoci il tempo di nasconderci. Ci ha salvati! Non sono riusciti ad ucciderci, ma come vedi non è rimasto molto del nostro villaggio.» indicò la desolazione che li circondava.

«Mi dispiace Greth!»

«Devi andare ad aiutarla Trascus!»

Non aveva certo bisogno di essere incoraggiato in tal senso ed annuì con vigore.

«Dove si sono diretti?»

«Sono andati verso la palude, ma erano a cavallo, non riuscirai a raggiungerli a piedi! Ti accompagnerà Glog, sarà il tuo destriero!»

Chiamò con un cenno l’interessato che accorse all’istante.

«Dov’è Gelky?» chiese Greth notando la sua assenza.

Trascus abbassò lo sguardo e con gli occhi umidi le descrisse rapidamente gli eventi che l’avevano condotta alla morte.

L’intero villaggio gli si era stretto attorno per ascoltare il racconto ed ogni centauro pianse per la perdita di un’umana che aveva insegnato loro ciò che mai avrebbero pensato di riuscire ad imparare.

«È una grave perdita, ma in questo momento devi occupati di Phale, ha bisogno di te… quei soldati avevano un’aria terribilmente sinistra!» Greth mise da parte le proprie emozioni con senso pratico.

«Sono stati i Neri?»

«Oh certo! Erano loro, ne ho avvertito il fetore a distanza! Ti racconterà tutto Glog, prendete qualcosa da mangiare ed inseguiteli! Sono a mezza giornata di distanza, ma immagino che la palude li rallenterà! Non credo che faranno un altro percorso, il passaggio alla gola è ostruito da una frana e non mi risulta sia stato ancora liberato. Glog conosce molto bene la palude, è una via preferenziale per noi che da sempre siamo costretti a percorrere strade poco battute.»

Rotha allungò a Trascus una bisaccia colma d’ogni necessità ed il giovane, a cavallo di Glog, si lanciò all’inseguimento della donna che amava.

Il convoglio che avevano davanti non si era preoccupato di nascondere le tracce del proprio passaggio, non aveva motivo di ritenere di essere seguito e per Trascus fu facile individuarle.

«Greth ha visto giusto, si stanno dirigendo alla palude!» Glog esultò di soddisfazione.

Quando la raggiunsero si fermarono al confine scorgendo in lontananza il piccolo convoglio di militari; la stagione invernale aveva reso brulla la vegetazione, schierandosi dalla loro parte. Rimasero ad osservarli mentre cercavano a fatica di avanzare nella melma fangosa.

«Credo che si fermeranno per la notte dopo un percorso del genere. Riteni di essere in grado d’attraversare la palude al buio in modo da raggiungerli?» chiese Trascus.

«Non è il caso, la conosco, ma devo vedere dove poggio le zampe. Tra l’altro arriveremo così spossati da non avere la forza necessaria per affrontare un combattimento. Ti ricordo che sono soldati e che sono in superiorità numerica. In ogni caso rispetto a loro impiegheremo meno tempo: è un terreno a cui sono abituato!»

Trascus accolse l’opinione di Glog e non senza disperazione, cercò d’individuare Phale nel minuscolo punto all’orizzonte che costituiva il convoglio di militari. La distanza tuttavia, rendeva impossibile distinguere un corpo dall’altro.

«È ormai prossima al parto, come farà a sopportare la fatica di questo tipo di territorio?» chiese al centauro.

«In questi mesi ho imparato a conoscerla, è una ragazza forte e determinata! Quello che ha fatto per tutti noi dandoci il tempo di nasconderci nel rifugio, ha solo puntualizzato la sua indole.» lo rincuorò Glog addentando un pezzo di carne affumicata.

Con lo sguardo perso nel vuoto Trascus assentì, anche lui aveva imparato ad apprezzare la forza di Phale che, nel silenzio di se stessa, riusciva a portare pesi inimmaginabili cercando comunque di trovare il lato positivo della vita.

«È degna figlia di suo padre!» concluse Glog.

Passarono le ore osservando l’avanzata del gruppo ed attendendo con rassegnazione il momento opportuno per muoversi.

Quando il sole calò all’orizzonte il convoglio aveva raggiunto la sponda opposta della palude e Trascus tirò un sospiro di sollievo pensando che Phale avrebbe potuto riposarsi.

Rimase a vegliare la notte senza riuscire a chiudere occhio, osservò il sonno profondo del centauro proclamato da un sonoro russare e l’invidiò.

Doveva riconoscere la paura che provava verso la Maga Nera: era una donna imprevedibile e se agli avesse fatto visita di nuovo nei sogni? Non poteva dormire, quando era privo di coscienza era completamente indifeso e non voleva che scoprissero le sue intenzioni perdendo il vantaggio della sorpresa.

Nonostante i buoni propositi il sonno l’avvolse quando i primi raggi del mattino proclamarono l’imminente inizio della giornata.

Fu Glog a svegliarlo scuotendolo con delicatezza.

«Dobbiamo andare Trascus, guarda… stanno risalendo la collina. Dovremo fare attenzione a quando affrontano la parte di tornanti che s’affaccia sulla palude, ma non credo che ci scorgeranno; non sanno che li stiamo inseguendo. Indosseremo queste coperte grigie per mimetizzarci.» gli disse porgendogliene una.

Le parole del centauro ebbero il potere di svegliarlo del tutto, accettò con gratitudine la tazza di vino ed iniziarono la traversata della palude.

Si sentiva sicuro accanto a Glog che abilmente gli segnalava i punti meno mobili di quel terreno impervio.

In poche ore raggiunsero l’altra sponda, ma i militari erano ormai scomparsi dalla loro visuale.

Avvertendo la solidità del terreno sotto i propri piedi Trascus si concesse un respiro di sollievo, ma non vedere Phale lo rese inquieto. Solo quando raggiunsero la cima della collina e riuscirono a scorgere il gruppo che avanzava a valle, si rincuorò.

Lo seguirono mantenendo una discreta distanza ed attendendo il momento opportuno per avvicinarsi e liberare Phale.

«Eccola lì, è a cavallo con uno di loro, sembra stia bene!» affermò Glog indicandola in lontananza.

A dispetto dei loro propositi il gruppo non fece alcuna sosta rendendo impraticabile, a causa della disparità numerica, un attacco improvviso.

Quando Trascus scorse in lontananza un accampamento e la tenda inconfondibile di Mhanna tremò: erano arrivati a destinazione.

Si avvicinarono di soppiatto e si nascosero dietro la fitta vegetazione; rimasero ad osservare il capitano che legava Phale alla ruota d’un carro e Trascus ebbe un moto d’esultanza.

«Perfetto, sarà un gioco da ragazzi liberarla mentre sono distratti.»

La speranza durò poco perché la Maga Nera uscì dalla tenda e raggiunse la prigioniera.

Non riusciva a distinguere le loro parole, ma non si trattava di niente di buono considerato il volto terrorizzato di Phale.

La megera era abilissima ad anticipare gli scenari per terrorizzare le vittime, costituiva una parte importante del suo piacere. In quel momento gli occhi della donna che amava gli ricordavano quelli del fratello quando Mhanna lo stava preparando alla morte orribile che lui stesso aveva poi causato.

Doveva agire all’istante, ma Phale, la maga ed un uomo si allontanarono dall’accampamento diretti verso le grotte.

«Stanno entrando lì dentro e sono solo in due, esclusa Phale! Forse abbiamo una possibilità.»

«Non vorrei diminuire le tue speranze, ma è compresa la strega e lei vale cento uomini armati, lo sai bene!» le parole di Glog miravano a riportarlo con i piedi a terra.

«Lo so, ma preferisco affrontare un problema alla volta… guarda, sono entrati! La questione ora è in che modo varcare quella soglia senza essere visti: come possiamo fare?»

«Potrei distrarli io, se mi rendo visibile ai militari devierò l’attenzione su di me quel tanto da permetterti di entrare!» Glog sorrise con determinazione.

«Ne sei certo Glog? Quelli non vedono l’ora d’uccidere un centauro!»

«Non credere che io sia così facile da raggiungere, hai avuto modo di verificare la potenza delle mie zampe ed avevo te sul dorso. Non preoccuparti per me, me la caverò benissimo. Riportaci la ragazza, pensa solo a quello! Prima che tu vada devo darti una cosa, ti potrebbe essere utile in quel posto!»

«Di cosa si tratta?» gli domandò incuriosito.

«Se quella è una grotta avrai bisogno di luce, ma non potrai farti vedere, guarda qui…» estrasse dalla bisaccia un piccolo cristallo lucente «non produce moltissima luce, ma ti permetterà d’individuare gli ostacoli più vicini; se lo schermerai con le mani non riusciranno a vederti.»

«Perfetto! Sei un vero amico, ti sarò debitore per sempre!»

Glog sorrise ed imbarazzato si raccomandò nuovamente:

«Riportaci Phale!»

Trascus lo ringraziò con gli occhi e con il cuore prima di separarsi.

Glog aspettò, nascosto da un gruppo di rovi distanti un centinaio di metri dall’accampamento, che l’amico raggiungesse l’entrata. Ricevuto il segnale di via libera si rese visibile ai soldati sfottendoli con tutto il fiato che aveva in gola.

«Ehilà pecorelle!»

L’intero corpo militare si bloccò sul posto e si voltò verso il centauro: in un attimo fu il caos e Glog scappò con tutta la potenza dei propri arti mentre veniva inseguito dalla maggior parte di loro.

Il resto degli uomini era troppo occupato ad osservare la scena per accorgersi di Trascus che entrava di soppiatto nella grotta.

Udiva le voci del gruppo in lontananza, erano andati parecchio avanti, ma doveva raggiungerli e ringraziò mentalmente la lungimiranza di Glog per la luce del cristallo senza la quale non avrebbe potuto avanzare d’un metro in quel buio profondo. Ringraziò anche Mhanna che parlando in continuazione gli faceva buon gioco, soprattutto in prossimità dei diversi punti in cui la grotta si divideva in diversi percorsi.

La distanza si stava accorciando rapidamente e come gli aveva suggerito Glog, per non essere individuato schermò con la mano il cristallo. Inciampò più volte, la flebile luce oscurata ulteriormente, non gli permetteva di vedere il terreno e fu costretto a rallentare.

Stormi di pipistrelli, disturbati dal gruppo che aveva davanti, gli passarono diverse volte sopra la tesa costringendolo ad abbassarsi fin quasi al pavimento.

Pensò con angoscia a Phale, sola e spaventata, nella mani di quei due mostri ad affrontare le medesime avversità di quel luogo.

Cercò di centrarsi nel proprio spirito guerriero e scacciò ogni pensiero mentale che avrebbe potuto distoglierlo da un’azione efficace: tutte le energie convogliarono verso la realizzazione dei suoi propositi.

La voce trionfante della Maga Nera lo costrinse a fermarsi.

«Eccoci arrivati, è laggiù!»

Phale si era calmata e rassegnata all’inevitabile, Mhanna aveva parlato per tutto il percorso, ma le contrazioni sempre più intense e ravvicinate le avevano impedito d’ascoltarla.

Il giubilo della nemica l’indusse a guardare il motivo di tanta esultanza: il buio della caverna veniva rischiarato in lontananza da una luce, ma non ebbe modo di approfondire la cosa perché un’improvvisa ondata di liquido caldo le inondò le gambe.

Mhanna scoppiò a ridere fragorosamente, facendo echeggiare le pareti della caverna.

«Ma guarda un po’ che tempismo, ti si sono rotte le acque! Non poteva accadere in un momento migliore!»

Saros si unì allo scherno e guardò con aria disgustata la ragazza che sudicia e piegata in due dal dolore, veniva costretta in malo modo da Mhanna ad avanzare verso la luce.

«Fai proprio schifo! Mi chiedo cosa ho potuto vedere in te quella volta!» la punzecchiò con cattiveria.

«Chiudi quella bocca Saros, non è il momento! Tra qualche istante assisterai ad uno spettacolo che pochissimi Neri hanno potuto ammirare nel corso della loro esistenza!» s’interruppe e suggellò le sue parole con un bacio schioccante.

«Sei pronto?»

«Prontissimo!» la voce dell’uomo era satura d’eccitazione.

Invece Phale tremava d’impotenza: le contrazioni si stavano susseguendo ad un ritmo ininterrotto. Emise un grido di dolore quando una contrazione più intensa delle precedenti sembrò spezzarle in due il bacino.

«Cosa urli stupida?» l’aggredì Saros.

La guardò storcendo il naso ed aggiunse:

«Adoro vederti soffrire in questo modo!» s’accorse di avere il il membro in erezione.

«Mahnna voglio prenderti adesso, qui!» staccò gli occhi dalla vittima ed incollò il proprio sguardo al seno generoso dell’amante.

«Non preoccuparti lo faremo qui quando avremo finito, quando avremo spazzato via dalla faccia della Terra lei ed il mostro che porta in grembo.»

Phale piangeva rumorosamente e le grida di dolore che accompagnavano ogni nuova contrazione facevano rabbrividire d’impotenza Trascus, che attendeva impaziente il momento più opportuno per intervenire.

La vista del portale luminescente lasciò a bocca aperta tanto Saros che Phale, ma per quest’ultima si trattò d’un istante: una nuova contrazione le squassò il ventre riportandola alla propria fisicità.

«Che diavolo è?»

«Ebbene sì, è un portale interdimensionale! È favoloso, vero?» la voce di Mhanna era carica di trionfo.

«Un portale vero? Incredibile, sono senza parole!»

«Se fossi in te carissimo, non mi avvicinerei troppo.»

Saros arretrò di qualche passo e volgendosi verso Mhanna l’interrogò al colmo dell’ammirazione.

«È qui che morirà? Che cosa avrebbe di speciale una fine del genere?»

Trascus li aveva ormai raggiunti e nascosto dalla parete che s’incurvava a novanta gradi prima d’accedere allo spazio che ospitava il portale, studiò una possibile soluzione per intervenire con efficacia.

Aveva un’unica possibilità, il portale moriva in un vicolo cieco ed avrebbe dovuto affrontare i nemici direttamente.

Chiamò a raccolta tutte le forze, attendendo il momento propizio per scagliarsi sull’avversario più temibile: Mhanna.

La maga nel frattempo si era lanciata in una particolareggiata spiegazione del funzionamento del portale.

«La cosa divertente è che l’anima risucchiata, viene ridotta in tanti pezzi che non potranno più riunirsi, ma che continueranno a cercarsi in tantissime altre dimensioni. Ogni frammento avrà vita propria ed avvertirà la mancanza d’un qualcosa a cui non riuscirà mai dare volto, un’agonia eterna!» guardò il volto stravolto di Phale con sadica determinazione.

«Cavolo Mhanna, è fantastico! E lei morirà così?»

«Non solo lei, anche il suo bambino e non ci sarà alcun modo per i loro Dei di portare a termine il piano di distruzione di Atlantide! Dove si trovano i tuoi Dei adesso?» chiese rivolgendosi a Phale. «Sei sola in questo momento! I Bianchi si credono superiori a tutto il resto del mondo grazie alla gestione del Fuoco Sacro, ma noi abbiamo qualcosa d’altrettanto magnifico da sorvegliare… queste entrate!»

«Vuoi dire che ce ne sono altre?» Saros l’interruppe al colmo dell’interesse.

«Certo, tutti i portali sono affidati ai Neri a parte uno che pare si trovi nella montagna di Haturi.» rise divertita e tentò di concentrarsi nuovamente sulla prigioniera.

Saros reclamò ulteriori spiegazioni.

«Stai parlando del passaggio degli Eletti, del famoso Oltre? E noi possiamo usare quando vogliamo uno di quelli che sorvegliamo?»

Mhanna rise di cuore di fronte al fraintendimento dell’amante.

«Non proprio amore mio. A quanto mi ha raccontato Thotme per gli Eletti il trapasso è diverso: essendo integri non vengono frammentati ed inoltre il portale della montagna potrebbe essere differente da quelli affidati a noi, non lo sappiamo. Gli Eletti passano integri in un’altra dimensione, per tutti noi avviene la frammentazione dell’anima.»

Si voltò verso Phale, l’indicò con il dito ed aggiunse:

«Il medesimo destino sarà riservato a lei ed al bambino, non avendo fatto alcun percorso iniziatico, mancano d’integrità.»

Phale si sentì gelare il sangue e rimase pietrificata a fissare la luce multicolore del portale. Si trattava d’un destino feroce soprattutto per una Bianca aristocratica come lei e quando un’altra contrazione le avvolse i lombi, quasi non l’avvertì.

Il suo bambino sarebbe morto in quel modo? Gli Dei ed il suo Fetch l’avevano abbandonata? Possibile che l’avessero condotta ad una fine tanto tragica, senza riservarle alcun aiuto?

Pianse senza freni, le sembrava di vivere una situazione irreale che veniva sadicamente accentuata dallo scherno a cui la sottoponevano i suoi aguzzini.

«È giunto il momento Saros, ti lascio l’onore»

«Cosa devo fare?»

«La spingi semplicemente dentro! Verrà attratta magneticamente dal portale, sono proprio curiosa di godermi la scena una seconda volta.»

«Una seconda volta, cosa intendi dire?»

«Ti racconterò più tardi, ora agisci!»

Il sorriso trionfante di Saros, in piedi davanti a Phale, si contorse in un ghigno sadico:

«Finalmente!»