26) Riconoscenza

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Phale si destò quando il sole aveva appena cominciato a rosseggiare il cielo.

Aveva riposato profondamente fino a quando il pensiero di Trascus le si era affacciato alla coscienza, svegliandola di soprassalto. Pil e Gelkares stavano ancora dormendo ed osservando il cucciolo di centauro, il pensiero andò di riflesso al bambino che portava in grembo.

«Ciao piccolo mio!» gli comunicò sorridendo ed accarezzandosi il ventre ancora piatto.

Uscendo dalla capanna si accorse che gli adulti del villaggio erano già al lavoro e fu accolta con un saluto collettivo che le scaldò il cuore.

«Buongiorno a tutti!» ricambiò dirigendosi decisa alla capanna di Trascus.

«Non correre così bambina, fermati a mangiare qualcosa.»

Rotha le mostrò il recipiente colmo di latte che stava già bollendo.

«Ci penserò dopo, devo vedere come sta Trascus!» rimandò senza fermarsi.

Entrando nella capanna fu avvolta da un profumo speziato e dalla voce di Greth che non sembrava affatto stanca dopo la notte passata a vegliare il paziente.

«Ho disinfettato un po’ l’aria.» l’informò indicando il braciere di pietra concavo in cui ancora fumavano avanzi di erbe incenerite.

Phale annuì distrattamente e si precipitò con il cuore in gola al capezzale di Trascus.

«La febbre è scesa di parecchio durante la notte, ha sudato molto. Non ha ancora preso coscienza a parte brevi momenti di vaneggiamento. Non so cosa le abbia fatto quella megera di Mhanna, ma nel delirio continuava a menzionarla terrorizzato.»

«Non ha mai voluto parlarmi di quello che ha vissuto in quel posto, ogni volta che ci avvicinavamo all’argomento si chiudeva a riccio. Percepivo un dolore così feroce che non sono mai andata oltre.» deglutì commossa.

Rimasero a contemplare il corpo inerte di Trascus e Phale notò un lieve miglioramento delle condizioni generali.

«Le ferite del corpo si curano grazie alla scienza medica ma alcuni sfregi dell’anima non potranno mai guarire.» affermò saggiamente Greth.

Phale preferì lasciare le parole in sospeso per un po’ e con una spugna si occupò di detergere il volto dell’amico.

«In realtà» esordì inaspettatamente «anche lacerazioni interiori molto profonde si risanano, se affidate a mani esperte. Tutti i Bianchi prima di diventarlo sono stati Neri, lo sapevi?»

L’espressione sconvolta della centaura rispose senza necessità di parole.

«Non ti sto parlando di tempi recenti, ma del corso di innumerevoli incarnazioni di ogni anima. Si tratta di migliaia d’anni. Per conoscere le vette devi aver visitato gli abissi e tanto più a fondo sarai sprofondato, tanto più ti eleverai in altezza.»

Greth ascoltò senza commentare le rivelazioni iniziatiche: una parte di lei le comprendeva mentre l’altra, per principio, le rifiutava.

Denudarono Trascus e lo lavarono nuovamente da testa a piedi con acqua tiepida e profumata.

La ferita appariva meno infiammata e non c’era più alcuna traccia di escrezioni purulente. Phale annuì soddisfatta lasciando che fosse Greth a pulirla e disinfettarla.

«Bisognerebbe che riprendesse conoscenza, ha perso molti liquidi e sali minerali e deve reintegrarli.»

«Vedrai che non manca tanto, l’ho visto migliorare di ora in ora ed è un uomo decisamente forte, guarda che struttura muscolare!» Greth gli accarezzo con ammirazione il tricipite perfettamente delineato e Phale arrossì per l’imbarazzo.

«Non importa, non volevo una risposta da te, è evidente quanto ti piaccia questo giovanotto! Lo lasciamo riposare che ne dici?» tagliò corto per non metterla ulteriormente a disagio.

«Mi piacerebbe tornare al lago per un bagno, ieri ho compreso il vero significato della parola “paradiso”.»

«È vero, siamo fortunati a vivere in un posto così bello e sicuro e lo dobbiamo a tuo padre! Vai pure, ormai la strada la conosci!» l’incoraggiò la centaura mentre ripuliva i ferri chirurgici.

Phale si avviò alla roccia levigata del lago, allargando di piacere le ali nasali per l’inteso profumo di vegetazione che aleggiava nell’aria. Si spogliò in fretta e si tuffò assaporando l’acqua termale ed il silenzio circostante; nuotò felice e rilassata, lasciando che l’abluzione le lavasse le ultime tracce di dolore.

Avrebbe dovuto andarsene da quel posto, lo sapeva bene, ma eccolo di nuovo quello sfarfallio nel ventre. Forse era davvero lui, pensò.

«Ti piace l’acqua piccolo mio?» gli chiese divertita.

Un altro sbattere d’ali, più intenso del precedente, le sfrigolò nel ventre in risposta.

Si attardò a lungo in ammollo e quando risalì assaporò il tepore del sole sulla pelle; seduta sulla roccia levigata si pettinò i riccioli biondi cresciuti tanto da incorniciarle il volto in un caschetto di media lunghezza.

“Phale, figlia mia!”

L’arrivo in astrale di Monràh la prese alla sprovvista.

«Madre, sei qui!» Il cuore esplose di felicità.

“Sì tesoro abbiamo visto dove ti trovi e questo è un segno che gli Dei ti stanno guidando.”

Il volto della madre, i caldi occhi neri, i lunghissimi capelli bianchi raccolti in un’elaborata acconciatura, si erano materializzati davanti a lei.

«È un posto stupendo, abbiamo trovato degli amici incredibili… dei centauri.»

“Abbiamo visto!”

«Ci hanno raccontato che mio padre li ha salvati conducendoli qui.»

“Non solo li ha guidati lì perché è un luogo riparato, ma ha anche sigillato l’entrata. Si tratta d’una dimensione protetta dalla magia e nessuno può vederla a meno che non entri all'interno e scorgi l'ingresso. È anche tutelata dagli attacchi in astrale e nessuno può insinuarsi all’interno, nemmeno noi. Possiamo raggiungerti come ora, solo quando sei qui all’esterno. Ieri notte avevo provato a contattarti senza successo e mi chiedevo la ragione.”

«Perfetto, ero preoccupata che i centauri potessero cadere vittime dei Neri a causa della mia presenza qui; sono esseri meravigliosi e di una generosità disarmante. Sapere che sono così protetti mi rincuora molto! Posso comunicarlo alla sua capotribù? Non sanno di vivere in un posto sigillato e nonostante ciò non ci hanno allontanati. La loro esistenza è in continuo pericolo, vengono cacciati in modo crudele dagli indigeni di queste terre! Sapessi cosa ho visto con i miei occhi, madre!»

“Lo sappiamo, non possiamo interferire con le scelte dei Neri, lo sai bene, ma possiamo limitare i danni che producono. Puoi rassicurarla tranquillamente, raccontandole ogni cosa. Non l’abbiamo fatto noi per la diffidenza che hanno verso gli umani, li abbiamo sempre aiutati a distanza, come desideravano.”

«Mi piacerebbe stare in questo posto fino al termine della gravidanza. Greth, la centaura di cui ti parlavo, mi ha chiesto di aiutarla ad ampliare le loro conoscenze mediche.»

“La scelta è tua bambina, ma devi anche pensare al proseguo della tua formazione iniziatica.”

«Madre sai che non sarà realizzabile!»

“Abbiamo individuato un possibile modo con i Dodici, ma per ora non posso rivelarti nulla. Sapere che tu e il mio nipotino siete al sicuro però, è già tantissimo.”

Phale era molto curiosa, ma si trattenne dal chiedere ulteriori spiegazioni sapendo che se avesse potuto, la madre gliele avrebbe date.

“Il tuo amico come sta?”

«Meglio, non è ancora sveglio, ma la ferita è meno infiammata e non mostra segni di infezione!»

“Ne sono lieta! Avere un uomo di quella tempra accanto a te è importante in quei luoghi.”

«Non è proprio così. Trascus non è il mio ragazzo, ma di Gelky.»

Il dolore della figlia investì i sensi della Somma come uno schiaffo ed intuì senza bisogno di ulteriori spiegazioni ogni cosa.

“Sai bene che gli Dei ci mettono accanto le persone giuste per aiutarci nel cammino. Per qualche motivo quel ragazzo si trova nella tua vita ed è forte tanto da poterti permettere di sopravvivere ad avversità a cui non sei abituata! Non angustiarti, lascia che gli eventi…”

«…Si dispieghino davanti a te senza fermarli con il giudizio!» finì sorridendo Phale, ricordando il mantra che i Bianchi ripetevano all’infinito.

“Devo andare bambina, non ci sentiremo per un po’ di tempo perché ho cose importanti di cui occuparmi. Se avrai bisogno di me sappi dunque che potrò raggiungerti solo quando sei al di fuori della zona sigillata.”

«Grazie madre, vorrei tanto abbracciarti, mi piacerebbe che questo non fosse un sogno evanescente, sarebbe bello sentire il profumo dei tuoi capelli.»

Monrah si commosse di fronte alle parole che facevano da specchio ai suoi stessi desideri.

“Ci sentiremo appena saprò qualcosa! Tuo padre ed i Dodici ti salutano con tutto il loro amore.”

La figura della madre si dissolse lasciando il posto al visetto incuriosito di Pil, il cui naso era ad un paio di centimetri dal suo.

«Era proprio un bel sogno quello che stavi facendo, vero?»

«Ciao Pil, sei qui!» fu felice della sua presenza e l’abbracciò con calore.

Dopo pochi istanti arrivarono Glog e Gelkares. Rimase ad osservarli per un po’ mentre giocavano in acqua poi il pensiero di Trascus la spinse a rientrare per accertarsi delle sue condizioni

«Visto? Si è svegliato come ti avevo annunciato ed ha subito chiesto di mangiare!»il sorriso di Greth la travolse non appena mise piede nella capanna, ma fu la voce di Trascus che riuscì a scuoterla di sollievo!

«Sei sveglio, finalmente!» gli corse incontro abbracciandolo e provocandogli una smorfia di dolore.

«Mi vuoi far svenire di nuovo?» rise compiaciuto.

«Hai sete, fame?»

«Sono a posto, la tua amica mi ha trattato come un re e non sono certo abituato a tante attenzioni!»

«Anch’io sono stata una schiava e meriti solo per questo d’essere onorato per tutto il resto della tua esistenza.» intervenne Greth con gravità.

Trascus le sorrise con empatia poi squadrò Phale.

«Cavolo, che trasformazione… sei bellissima!»

«Grazie.»

Per evitare l’imbarazzo gli sfasciò la ferita sotto lo sguardo divertito e consapevole di Greth.

«Perfetto, è rosata, sta guarendo!» diagnosticarono all’unisono.

«Adesso dobbiamo rimetterlo in forze e Greth… guarda che mangia tantissimo, spero abbiate scorte a sufficienza.»

La risata divertita della centaura riempì la capanna.

«Ti assicuro che qui la natura è rigogliosa, il clima termale è una manna.»

«Devo dirti una cosa, ho comunicato con mia madre al Tempio e la notizia riguarda anche voi.» cambiò discorso finendo di medicare la ferita di Trascus.

«Davvero?» chiese stupita Greth.

«Mio padre non solo vi ha condotti in questo luogo, ma ha anche sigillato con un incantesimo l’entrata. Nessuno la può vedere a meno che non vi entri dentro e soprattutto questo spazio non può essere violato in astrale da chicchessia, nemmeno dai miei genitori. Questo significa che siamo protetti dalle sonde astrali e che non abbiamo bisogno di schermarci quando siamo qui.»

«Ma è fantastico, mi chiedevo infatti cosa avesse questo posto di così diverso dagli altri. Immaginavo ci fosse di mezzo la magia di tuo padre, ma non sapevo in che termini! Grazie amica mia, potrete rimanere qui tutto il tempo che vorrete e sarà un piacere ed un onore per noi assistere alla nascita del tuo bambino!»

«Dobbiamo ancora discuterne tra noi.» l’informò dando un’occhiata in sbieco a Trascus che ascoltava in silenzio. «Per ora sembra un dono del cielo questa sosta tra voi, solo al Tempio mi sono sentita altrettanto bene.»

«Beh, vi lascio soli. Immagino abbiate molte cose da dirvi, ma non affaticarlo troppo, avrete tempo di pensarci più avanti.»

Phale assentì e quando Greth varcò l’uscita si sentì afferrare le mani da Trascus.

«Sembra che siano accadute molte cose mentre io sonnecchiavo.»

«Per lo meno possiamo respirare un po’! Da quando siamo partiti da Atlantide questo è il primo posto in cui mi sono sentita davvero al sicuro ed è magnifico! Appena avrai ripreso le forze ti porterò alle cascate, il lago è oltre ogni desiderio possibile…»

Trascus sorrise agli occhi luminosi che riflettevano l’atmosfera del luogo che stava descrivendo.

«Sarà bellissimo, faremo il bagno nudi tanto tu ormai hai visto tutto di me, o sbaglio?» la stuzzicò con malizia.

«Oh… tu…» Phale arrossì di vergogna, ma l’arrivo di Gelkares la trasse d’impaccio.

«Oh Dea grazie… sei sveglio! Ma quanto ci vuoi spaventare ancora?» l’abbracciò con trasporto provocandogli un’ulteriore smorfia di dolore.

«Pare di sì, ma la vostra gioia rischia di ammazzarmi più del pugnale che mi ha ferito.»

Gelkares non gli diede modo di continuare e lo baciò sulla bocca con passione; non l’aveva mai fatto davanti a Phale e la ragazza avvertì una morsa al cuore così dolorosa da costringerla ad andarsene.

Sapeva che l’amica intuiva il sentimento che era nato fra lei e Trascus e quel bacio era un’affermazione del suo possesso.

«Devi mangiare Phale!» Rotha l’apostrofò non appena mise piede fuori dalla capanna.

In quel momento la fame sembrava essere svanita, ma si costrinse a piluccare per amore del suo bambino. Si sedette accanto a Rotha ed approfitto di quell’occasione per conoscerla meglio. Scoprì che dietro i modi burberi che utilizzava come uno scudo, viveva una centaura molto dolce e materna.

«Sei entrata sorridendo e sei uscita così. Immagino che il problema sia quel ragazzo.» osservò acutamente. «Non voglio intromettermi nei vostri affari di cuore, ma un maschio e due femmine non sono i numeri giusti.»

Phale alzò lo sguardo con determinazione.

«È il ragazzo di Gelky, siamo amiche da tantissimi anni ed abbiamo condiviso tutto nella vita, persino l’esperienza degli Intoccabili. Non sarei qui oggi se non fosse per lei. Trascus è il suo uomo ed il loro legame per me, è sacro.»

«Comprendo bene le tue parole e ti onoro per questo. D’altra parte non potevo aspettarmi di meno dalla figlia di Amiroth.»

Phale sorrise al pensiero del padre e Rotha con delicatezza cambiò discorso.

«Mi piacerebbe vedere il Tempio dei Bianchi, si racconta che sia un posto bellissimo.»

«Lo è!»

«I centauri hanno conosciuto solo il peggio di Atlantide: nonostante tutto lo sfarzo del territorio dei Neri l’aria lì è irrespirabile.»

Phale le sorrise con empatia lasciando che si sfogasse.

«Le femmine della nostra stirpe godevano comunque di un discreto vantaggio rispetto a come i Neri trattavano i maschi.»

«Raccontami!»

I particolari dell’operato dei Neri erano conosciuti unicamente dalle più alte sfere dei Bianchi. Solo i Dodici erano a conoscenza delle cose che facevano e come le facevano ed anche loro, solo in parte.

«Saggia decisione! Le cose orribili che ho visto fare lì dentro sconvolgerebbero la mente di chiunque. Non li ho visti infierire solo sulla mia gente, ma anche su moltissimi schiavi. Il tuo amico era uno di loro vero?»

«Sì, non so che esperienze abbia passato, ma quando ne parla ha la tua stessa espressione sconvolta.»

«Ti racconto le mie? Ci consideravano un esperimento, ci studiavano, ci sezionavano, ci facevano riprodurre in delle gabbie molto grandi in cui vivevamo ventiquattr’ore su ventiquattro. A turno ci facevano uscire per testare le nostre capacità fisiche e psicologiche di fronte a stimoli di varia natura. Eravamo circa 500 centauri fra madri, padri e piccoli, ma ci tenevano divisi. Non potevamo stare accanto ai nostri cuccioli dopo partoriti, ma avevamo la possibilità di vederli a distanza, chiusi nelle loro gabbie.»

Si fermò passandosi la mano sulla fronte quasi a voler ripulire la mente dai terribili ricordi.

«Un giorno iniziarono a prelevare alcuni di noi, anche i cuccioli, ma c’era qualcosa di diverso: non tornavano più. Non riuscirò mai a dimenticare le grida strazianti delle centaure. Sai cosa non sopportavano della mia gente? La nostra capacità d’apprendere la vostra lingua, ce ne facevano una colpa, ma non ne ho mai compreso il motivo.»

«Perché non vi volevano intelligenti e con capacità cognitive come gli umani. Il loro scopo, a quanto mi ha raccontato mio padre, era creare degli esseri in grado di lavorare senza ribellarsi e che fossero facilmente sostituibili. Voi invece siete intelligenti, pensanti ed abili esattamente come gli uomini. Avete quattro zampe e due braccia e per certi versi, siete fisicamente superiori a noi.»

La centaura assentì e continuò il racconto.

«Ci accorgemmo che veniva prelevato un numero sempre maggiore di centauri, ma non capivamo la situazione.» s’interruppe abbassando gli occhi per un improvviso tremito nella voce.

«Eravamo rimasti in una trentina di adulti, i cuccioli erano tutti spariti. Sai che destino ci avevano assegnato quei mostri?»

Phale non parlò conoscendo già, quella parte della storia.

«Decisero di sterminarci perché l’esperimento non era riuscito e ci trasformarono nel pasto dei loro maiali.» deglutì con gli occhi sbarrati dall’orrore.

«Diventammo uno spettacolo per i loro divertimenti: ci prelevavano la sera e ci mettevano insieme a quelle bestiacce dopo averci spalmato il manto con non so quale intruglio che ne stimolava la ferocia. Se erano troppo nutriti e non avevano abbastanza fame gli davano in pasto i cuccioli. Una sera arrivò il mio turno e quello di Greth… ci prelevarono insieme. Ci portarono in una cella adiacente all’arena e due schiavi ci spalmarono quella robaccia trasparente ovunque, persino nei capelli. Il ragazzo che si occupava di me aveva una mano gentile e provai a chiedergli di dirci qualcosa, ma anche se non aprì bocca, compresi dallo sguardo colmo di compassione che si trattava di qualcosa di brutto. Quando fummo pronte ci condussero attraverso un corridoio nell’arena e ci lasciarono lì. Sopra le nostre teste una folla urlante incitava a qualcosa d’indefinito che non compresi subito. Appena abbassai lo sguardo capii: un gruppo di maiali con gli occhi iniettati di sangue ed il grugnito furioso si stava precipitando verso di noi. Cominciammo a piangere di paura e disperazione, me la sono fatta addosso, sai?»

Phale per empatia, le pose una mano sul lucido mantello.

«Pensavo fosse finita, guardai Greth fra le lacrime per un ultimo saluto e fu allora che arrivò tuo padre. Capii che qualcosa era cambiato per il silenzio improvviso della folla, persino i maiali si erano bloccati sul posto. Alzai lo sguardo e lo vidi, era insieme ad altri Bianchi, ci stava osservando dall’alto e non dimenticherò mai il suo sguardo dolce, quella stupenda barba immacolata, la presenza autorevole che con una sola parola era stata in grado di bloccare l’intera folla.»

Aveva le lacrime agli occhi e Phale gliele asciugò con la mano.

«Quelle bestiacce dopo il primo momento di sbigottimento ripresero la carica, ma lui alzò la mano… non so cosa fece… so solo che rimasero paralizzate come pietre.»

«Mio padre non può interferire con gli esperimenti dei Neri, ma quando è venuto a conoscenza del modo in cui vi stavano sterminando non ha esitato ad intervenire. So che ha patteggiato qualcosa con Thotme per la vostra liberazione, ma solo lui è a conoscenza del prezzo pattuito.»

«So solo che ci salvò, ci vennero a prelevare alcuni di voi nel silenzio totale dell’arena ed insieme ai superstiti ci condussero in questo territorio. Furono molto gentili con noi durante la navigazione. Avremmo voluto rivedere l’uomo con la barba bianca per ringraziarlo, ma nella nave c’informarono dell’identità di tuo padre. Amiroth si è trasformato nel nostro Dio, puoi ben immaginare quanto gli siamo grati. Pensavamo di essere salvi in questo territorio ed invece i Neri fomentarono i popoli delle tribù per sterminarci a posto loro.»

«Lo so… hanno sparso la menzogna che la conquista dello scalpo d’un centauro sarebbe stata garanzia di lunga vita.»

«Venivamo braccati senza pietà, non sapevamo più cosa fare, né dove andare. Greth decise di mettersi in contatto con tuo padre per chiedergli nuovamente soccorso. Riuscimmo a parlare con un Bianco sbarcato a Pir e costui gli portò la nostra richiesta d’aiuto. Poco tempo dopo fummo accompagnati in questo posto. Da allora conduciamo una vita piuttosto serena, usciamo solo per cacciare ed è allora che siamo vulnerabili… come il giorno in cui è morta la madre di Pil.»

Phale profondamente commossa abbracciò con trasporto la centaura e quel gesto suggellò la loro definitiva alleanza.