33) La cattura

Con amore statuetta di legno ESCAPE='HTML'

Quando Phale tornò dal lago si sentiva meno oppressa: sarebbe stato difficile dimenticare per sempre Trascus, ma come le aveva detto la madre, il suo bambino le avrebbe riempito l’esistenza e lenito ogni dolore. S’accarezzò il ventre per dare conferma ai propri propositi e raggiunse Greth.

Quando quest’ultima la vide arrivare in lontananza si allargò in un radioso sorriso colmo di calore e compassione.

«Phale, sei qui! Ho una cosa da consegnarti!»entrò in una delle capanne e ne uscì subito dopo con un oggetto in mano che allungò a Phale.

«L’ho trovato sul mio giaciglio, ma credo che Trascus l’abbia lasciato per te.»

Phale osservò la statuina di legno che la ritraeva inginocchiata, con le braccia elevate al cielo in segno di preghiera ed il ventre gravido.

Ammirò l’abilità con cui Trascus aveva inciso i tratti del volto e li aveva esaltati grazie alla minuziosa precisione.

«Grazie Greth, è magnifica!Trascus è davvero bravo!»

«È un’opera incantevole! Se fosse rimasto un po’ più a lungo gli avrei chiesto di trasmettere a Pil l’arte della scultura: è rimasto ad osservarlo incantato per tutto il tempo. Peccato davvero!»

Phale abbassò mestamente gli occhi e Greth decise d’intervenire per risollevarle l’animo.

«Penso che sia il caso di distrarci un po’: vieni con me! Per una volta usurperemo la cucina di Rotha!»

La cuoca della comunità non amava le intrusioni nella propria sfera d’azione, ma in quell’occasione si fece da parte sperando di sollevare il morale alla loro ospite.

In realtà tutti i centauri si diedero da fare, ognuno a suo modo, per lenirle le ferite ed il loro sostegno fu provvidenziale per non farla cadere in uno stato di sconforto che avrebbe potuto danneggiare il buon esito della gravidanza.

Greth aveva preso l’abitudine d’accompagnarla al lago in caso di necessità: il travaglio poteva avere inizio in qualsiasi momento.

Quel giorno la temperatura era tiepida ed il sole, pur non riuscendo a scaldare l’atmosfera, rallegrava gli animi grazie alla sua luminosità.

Amiroth raggiunse in astrale Phale ed era la prima volta che padre e figlia si sentivano dopo tanto tempo; il cuore della ragazza, nell’udire la voce tanto amata, sembrò scoppiarle in petto.

“Phale, tesoro! Che gioia essere qui con te!”

«Padre, sei tu? Non ci posso cedere, è meraviglioso! Sei venuto tu stavolta!»

Greth che osservava la scena dall’esterno si accorse che Phale era in uno dei suoi momenti di trance e rimase a guardarla con curiosità attendendo di riaverla presente alla loro realtà. Quando accade l’accolse con un sorriso.

«Deve essere stato qualcosa di veramente bello ciò che guardavi nell’altro mondo, sprizzavi gioia da tutti i pori.»

«Ho riabbracciato Amiroth, mio padre.»

Udendo pronunciare quel nome anche Greth s’illuminò di piacere.

«Non lo vedevo da quando sono scappata da Atlantide ed è stato bellissimo! Tu non sai quanto mi mancano le sue braccia accoglienti, la calma che la sua voce sapeva infondermi nei momenti difficili, la sua saggezza.»

«Immagino!» non aggiunse altro all’argomento, non essendoci parole adeguate a corollario delle emozioni dell’amica.

Rimasero in intimità per diverso tempo, avvolte in una folta pelliccia e baciate dai tiepidi raggi solari; avevano imparato ad assaporare la reciproca compagnia essendo spiriti molto affini.

Improvvisamente gli occhi di Greth si spalancarono e le ali nasali s’allargarono per fiutare l’odore trasportato dalla brezza.

«Non muoverti Phale, non siamo sole! Non girarti, non fare movimenti!» l’esortò.

Phale si spaventò, ma seguì le indicazioni cercando d’individuare il motivo dell’allerta.

«Sono diversi uomini, ne sento il lezzo. Si trovano alle nostre spalle!»

«Pensi siano uomini delle tribù?»

Greth aveva il volto teso in una smorfia.

«Sento il puzzo degli uomini di Atlantide» la corresse «tieniti pronta a scappare!»

«Ho un’idea migliore: utilizziamo la pelliccia come schermo e rendiamoci invisibili. Ci allontaneremo da qui senza che loro se ne accorgano.» suggerì Phale.

«Perfetto! Dimmi cosa devo fare!»

«Niente di di particolare: al mio via tieni la coperta sollevata davanti a te.»

Vedere Mahina materializzata davanti ai suoi occhi fu per Saros la conferma che Ninith lo stava sostenendo; non aveva avuto nemmeno bisogno di cercarla dentro alla cascata di cui gli aveva parlato Mhanna.

Ordinò agli uomini di non fare rumore.

Rimase ad osservarla incuriosito: era molto cambiata, quel ventre prominente la rendeva sgraziata tanto che si chiese come avesse potuto trovarla attraente.

«Al mio via prendiamole: uccidete lo scherzo della natura e non toccate lei!» si raccomandò.

Stava per dare l’ordine di procedere quando la centaura e Phale scomparvero davanti ai loro occhi.

«Maledizione!» inveì Saros lanciandosi in avanti. «Ha usato un incantesimo! Sono ancora qui intorno, non lasciatele sfuggire.»

Phale e Greth si erano allontanate di diversi metri quando gli uomini raggiunsero il punto in cui erano precedentemente sedute.

«Non fiatare, raggiungiamo lentamente l’ingresso della cascata, ma non staccarti da me.» Phale parlò con un filo di voce.

I soldati, in un goffo tentativo, cercavano d’agguantare con le mani ciò che non riuscivano a vedere, ma la loro attenzione deviò all’istante quando Pil comparve in fondo al sentiero. Accortosi della presenza degli uomini armati gridò spaventato e cercò di ritornare sui propri passi, ma in un balzo il capitano lo raggiunse e lo bloccò.

Vedendo Pil in pericolo Greth si staccò da Phale ed uscì dall’incantesimo d’occultamento, lanciandosi verso di lui.

Due soldati la bloccarono divertiti ed insensibili alle grida disperate di Pil che si contorceva nel tentativo di raggiungerla.

«Non toccateli!» ordinò Saros. «Ma bene, guarda cosa abbiamo qui: due scherzi della natura in carne ed ossa!» Greth gli lanciò uno sguardo colmo d’ira e strinse a sé con forza il corpicino di Pil, ma Saros si piazzò davanti a lei con aria sprezzante.

«Ho visto che parlavi intimamente con Mahina, scommetto che siete amiche: solo uno stupido Bianco potrebbe accettare di stare vicino ad esseri tanto nauseanti.»

Greth l’odiò, ma le spade dei militari non le permisero di fare alcun movimento.

«Mahina, mi senti?» Saros urlò al nulla. «So che sei qui vicino, il tuo cuore compassionevole non ti permetterebbe di lasciare morire qualcuno!»

Non ci fu risposta, solo il ghigno divertito degli uomini che si godevano lo spettacolo.

«Facciamo così… loro non m’interessano, ma se non esci subito allo scoperto li ucciderò! Potrei cominciare da questo coso…» sibilò, accompagnando la minaccia da un buffetto sui capelli di Pil.

Phale si era silenziosamente allontanata dall’entrata della cascata e raggiunta una distanza soddisfacente, dalla parte opposta, abbassò la coperta d’occultamento e si rese visibile alle loro spalle.

La sua voce li prese alla sprovvista.

«Sono qui, liberateli o me ne vado! Volete me, giusto? Allora lasciate andare loro.»

«Non sono così sciocco! Se libero loro userai quel tuo stupido incantesimo per scappare di nuovo!»

«Nemmeno io lo sono!» replicò occultandosi nuovamente per distanziarsi dai soldati che le si erano avvicinati pericolosamente.

Saros reagì sferrando un pugno in faccia a Pil che gridò di dolore. Phale riapparve qualche metro più in là.

«Ti prometto che mi consegnerò a voi, ma dovete lasciarli andare senza torcergli un capello!»

Pensando che non poteva permettersi ulteriori ritardi nella spedizione Saros decise di accogliere la richiesta della ragazza: in fondo i centauri non avevano alcun valore per lui.

«D’accordo» approvò alzando le braccia in segno di resa« li lascerò andare e ti consegnerai a noi; se non lo farai entreremo nella cascata e li uccideremo tutti! Sei sorpresa che conosciamo il segreto dell’entrata? Il tuo amichetto è stato loquace e Mhanna ora sa tutto! Non hai scampo!»

Phale rimase di sasso, credeva che l’entrata al villaggio dei centauri fosse sicura e di che amichetto stava parlando?

“Ma certo, si tratta di Trascus! Mhanna deve averlo trovato.” pensò.

Decise che non poteva mettere in pericolo coloro che le avevano permesso di vivere come una famiglia quei mesi di serenità.

«D’accordo, ma mi consegnerò solo quando li lascerete andare!»

Con un cenno della testa Saros ordinò ai soldati di liberare i prigionieri ed i centauri s’allontanarono velocemente.

Phale sapeva che doveva distogliere l’attenzione dei militari in modo da garantire agli amici un po’ di vantaggio.

«Dovrete prendermi però…» li stuzzicò e non appena vide scomparire i centauri dietro alla cascata cominciò a correre in senso opposto.

«Prendetela!» urlò il capitano agli uomini che si lanciarono all’inseguimento.

Phale abbandonò terra la coperta in modo da avere maggiore agilità, voleva che i centauri avessero tempo sufficiente per nascondersi.

La gravidanza tuttavia non gli permetteva eclatanti movimenti e fu catturata in pochi minuti.

«Ciao Mahina! Ci si rivede finalmente!»

Saros la stava guardando con aria trionfante e sapendola in trappola avvertì la consueta eccitazione ai lombi.

L’odio che vide riflesso negli occhi della ragazza accrebbe a dismisura il desiderio di farla soffrire.

«Ti ho cercata per un sacco di tempo e guarda dove ti eri nascosta.» si fermò ad osservarla con il mento fra le mani e l’espressione disgustata. «Devo dire che hai perduto gran parte del tuo smalto!» giudicò indicando il ventre gravido.

«Cosa vuoi Saros?»

«Cosa voglio? Lo vedrai! Dov’è finita la superbia della reginetta di Atlantide in questo momento? Qui non ci sono i Sommi a proteggerti, sei sola e posso farti tutto ciò che desidero!» la punzecchio sadicamente.

«Capitano… vuole che andiamo ad uccidere i centauri?» chiese un uomo interrompendo l’esaltazione di Saros.

«Certo, gli sgorbi devono sparire dalla faccia della Terra! Intanto io farò una chiacchierata con la mia ex ragazza, in ricordo dei vecchi tempi!» Saros rispose in sua vece.

«Non sono mai stata la tua ragazza!» l’espressione fiera di Phale irritò ulteriormente l’antagonista.

«Oh giusto, la principessa era troppo in alto per un uomo di umili origini come il sottoscritto. Ma guardati adesso!» rise con arroganza. «Sola e perduta come l’ultimo degli atlantidei! Ti posso assicurare che ora sono io a non volere te, ho molto di meglio fra le mani… sono diventato il compagno di Mhanna e credimi quella donna è superlativa in tutto!»

Phale trasalì di fronte a quel nome ma preferì non commentare in segno di resa.

I militari nel frattempo erano entrati nel passaggio della cascata, ma quando raggiunsero il villaggio, lo trovarono deserto.

«Si saranno nascosti da qualche parte capitano! Li cerchiamo?»

«No, ci farebbe perdere troppo tempo e Mhanna non accetterebbe ulteriori ritardi! Quegli esseri non sono la nostra missione: bruciate ogni cosa ed andiamocene!» ordinò con pragmatismo.

I militari saccheggiarono il villaggio prima di appiccare il fuoco mentre il capitano s’interrogava sul mistero della loro scomparsa.

“Probabilmente c’è la magia di mezzo” concluse.

In realtà, in previsione di un giorno come quello, i centauri avevano scavato un rifugio sotterraneo, celato alla vista da una folta vegetazione ed in quel momento stavano trattenendo il fiato nel provvidenziale nascondiglio.

«Mi dispiace Saros, ma non c’è traccia di quelle bestie, sembra si siano volatilizzate!» il capitano l’informò non appena tornarono da lui.

«Partiamo subito, non importa se gli sgorbi sopravvivono! Prima o poi verranno comunque sterminati. Incamminiamoci verso la palude, domani l’attraverseremo! Mhanna sarà impaziente.»

Senza attendere risposta, legò con una fune le mani di Phale e l’attaccò al proprio cavallo ma il capitano intervenne.

«Non penserai di farla camminare per tutto il percorso, vero?»

«Certo, non è più la principessa di Atlantide!»replicò con cattiveria.

Il capitano gli bloccò la strada con il proprio cavallo.

«Non si tratta di questo! Mhanna mi ha dato precisi ordini ed io li eseguirò alla lettera!»

«Cosa vuoi dire?»

«Significa che è gravida ed a giudicare dalla prominenza del ventre non manca molto al parto! Cosa accadrebbe se durante il percorso iniziasse il travaglio? Te la senti di far nascere un bambino? Mhanna vuole che arrivino vivi da lei!»

«Lo so!»rispose stringendo i denti.

Il capitano la fece montare sul proprio cavallo ponendosela davanti e Phale gliene fu grata anche se si trattava della conseguenza d’un ordine e non d’un senso di riguardo.

Cavalcarono al trotto mantenendo per tutto il percorso un rigoroso silenzio ed arrivarono all’inizio della palude quando il sole era ormai una sottile e sbiadita falce all’orizzonte.

Phale era affamata ed impaurita ma si ripromise di non perdersi d’animo; per fortuna Saros aveva deciso di stare per conto suo.

Legata poco distante dal campo allestito per la notte ascoltò il vociare e le grida degli uomini che si rifocillavano seduti attorno al falò. Dopo diverso tempo la raggiunse il capitano con pane ed acqua e nonostante la frugalità del pasto, lo ringraziò con un flebile sorriso.

La notte passò velocemente ed a dispetto dei suoi stessi pronostici riuscì a dormire per gran parte del tempo, complice la stanchezza fisica e morale.

Il mattino la palude illuminata dal sole si rivelò ai loro occhi in tutta la sua desolazione e Phale, al pari di Saros, l’osservò dubbiosa.

Per il gruppo di militari la traversata fu più semplice rispetto all’andata, ma per la prigioniera risultò particolarmente difficile a causa dell’ingombrante pancione e della ridotta agilità.

Raggiunto il versante opposto si accamparono nuovamente per riprendere le forze, ma Phale aveva cominciato ad avvertire le prime deboli doglie.

Cosa avrebbe fatto se si fosse avviato il parto? Era sola e quegli uomini non l’avrebbero certo aiutata. Sperava in un contatto in astrale di Monràh ma tutto taceva ed anche il suo Fetch sembrava averla abbandonata.

Quando un’altra doglia le fece mancare il respiro si lasciò andare allo sconforto e l’unica risposta fu il gracchiare sinistro d’un corvo che contribuì ad aumentare la sua agitazione.

Riuscì ad addormentarsi con fatica, ma passò l’intera notte tormentata da sogni inquieti.

Quando la mattina si svegliò tirò un sospiro di sollievo: non avvertiva contrazioni e sembrava che il travaglio si fosse fermato; sapeva che il problema era solo rimandato, ma più tempo guadagnava più possibilità aveva che i suoi genitori venissero a conoscenza della situazione in cui era precipitata.

Il resto del viaggio fu scorrevole e quando Saros, in prossimità delle grotte di Potumis, scorse l’accampamento di Mhanna, si staccò dal resto del gruppo per raggiungere al galoppo la sua tenda, riconoscibile per l’opulenza di decori.

Scese da cavallo quasi senza fermarsi ed aprendo il telo d’ingresso trovò la maga avvolta in una vestaglia da camera ed intenta a sorseggiare il tè.

La donna rimase con la tazza a mezz’aria per la sorpresa ma durò solo un attimo: il volto sorridente di Saros le diede conferma del successo della missione.

«Sei qui, stavo proprio per raggiungerti in astrale, ma vedo che mi hai risparmiato la fatica!» gli andò incontro e l’abbracciò con trasporto.

«Sono qui e ho con me la principessina!» la baciò con passione esigendo il premio per la vittoria conseguita.

«Vedo che l’energia non ti manca, ma non ne ho mai dubitato, la Dea mantiene ciò che promette!»

«Ho avuto un unico momento d’incertezza nella palude, ma al ritorno non è stato così terribile: percepivo la forza della Dea in me!»

«Perfetto! Andiamo a vedere la ragazza, il resto me lo racconterai in seguito.»

«No, voglio averti adesso! Sono stato privo del tuo meraviglioso corpo per troppo tempo!» cercò di trattenerla, ma lo sguardo fermo e minaccioso della Maga Nera lo fece desistere.

Si costrinse a mantenere la calma osservandola con bramosia mentre si toglieva la veste da camera ed indossava una splendida tunica di lana bianca ed aderente.

Il capitano aveva legato Phale alla ruota di uno dei carri del convoglio.

«Bene bene! Finalmente ci si rivede!» esordì la maga bruciando di sarcasmo la prigioniera.

Phale ricambiò lo sguardo senza tentennamenti, ma preferì tacere.

«Non immagini quanto abbia atteso quest'istante. Vedo che la gravidanza è giunta al termine… perfetto, non potevamo scegliere momento migliore.»

«Cosa vuoi fare a me e al mio bambino?»

Mhanna rispose con una grassa risata seguita dalla brutta copia di quella di Saros.

«Lo vedrai quando sarà il momento. I progetti che ti riguardavano erano molto diversi all’origine o meglio, quelli concernenti il nascituro. Sono tuttavia sopraggiunti nuovi elementi che ci hanno costretti a modificare i nostri piani.»

«Che cosa significa?»

«Lo vedrai. Non appena il mio protetto si sarà ripreso dal viaggio andremo… vedi laggiù?» ondicò le grotte. «Ti porterò in un posto che sono certa troverai stupefacente… ed anche tu!» terminò schioccando un bacio sulla bocca di Saros.

«Non sono stanco, possiamo andarci subito e poi mi darai ciò che mi spetta!» la sfidò.

«Avrai anche di più quando torneremo dalla grotta, ma mi fa piacere che tu voglia concludere la missione. Sono molto curiosa di vedere l’effetto che avrà sulla ragazza ed il bambino quello che vi mostrerò!»

«Tu sai come tentare un uomo!» le rispose ridendo.

«Sei pronta principessa? Non vedo l’ora di vederti supplicare pietà per te ed il bambino.»

Phale deglutì ed abbassò lo sguardo per nascondere il terrore che quelle parole le stavano provocando. Provò ad invocare mentalmente l’aiuto di Monràh, ma il silenzio fu l’unica risposta.

Saros la costrinse ad alzarsi in malo modo ed a seguire la Maga Nera che avanzava davanti a loro con solennità.

Entrarono solo loro tre nella grotta e quando il buio li avvolse, la tenue luce della torcia che Manna aveva acceso, contribuì ad accrescere il panico di Phale.

Iniziò a tremare vistosamente ed una potente fitta alla schiena le annunciò che il travaglio era ricominciato.